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Rinnovabili e transizione energetica in Italia, a che punto siamo

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L’ISPRED (Indice L’indice sulla Sicurezza energetica, il PRezzo Energia e la Decarbonizzazione) continua a peggiorare dalla metà del 2016

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

All’interno dell’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico italiano pubblicata nel 2018, l’ENEA – ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – esamina i fattori che caratterizzano il sistema energetico nazionale, per valutare le tendenze relative alle tre dimensioni della politica energetica: decarbonizzazione, sicurezza e costo dell’energia (definiti nel loro insieme “trilemma energetico”).

Un’analisi in linea con l’obbligo di svolgere attività di monitoraggio della transizione energetica, previsto dal 2017 per gli Stati membri dell’Unione europea, e per l’Italia non emergono buone notizie.

Le diverse questioni che riguardano il sistema energetico italiano sono sintetizzate dall’indice sintetico della transizione energetica ISPRED (Indice Sicurezza energetica, PRezzo Energia e Decarbonizzazione) elaborato dall’Enea, che nel III trimestre 2018 presenta «un nuovo forte peggioramento, con un -5% su base tendenziale. È ormai dalla metà del 2016 – sottolinea l’Agenzia – che l’indice risulta in calo».

Per quanto riguarda in particolare la componente dell’indice ISPRED relativa alla dimensione della decarbonizzazione, questa presenta variazioni marginali sia rispetto al trimestre precedente sia rispetto a un anno fa, restando in un’area di criticità ridotta se si guarda agli indicatori relativi all’orizzonte 2020.

Le cose però cambiano adottando una prospettiva più ampia: «Sono invece nell’area di criticità media gli indicatori relativi all’orizzonte 2030, che diviene di criticità elevata nel caso della proiezione di sviluppo delle fonti rinnovabili. La modesta discesa delle emissioni nei primi nove mesi dell’anno consolida infatti un trend non in linea con gli obiettivi di lungo periodo. Anche l’evoluzione della produzione da fonti rinnovabili, con variazioni della potenza elettrica installata in calo rispetto al 2017, è tale che a fine anno la quota di fonti energetiche rinnovabili (FER) sui consumi finali lordi resterà sui livelli dell’anno precedente, dunque ben al di sotto della traiettoria coerente con l’obiettivo del 28% stabilito dalla Strategia energetica del 2017, che sarà per di più probabilmente rialzato nel prossimo Piano energia e clima».

Si tratta di un’analisi in linea con quella recentemente condotta in modo indipendente dal GSE – ossia il Gestore dei Servizi Energetici, società del Ministero dell’Economia –, secondo la quale «negli ultimi 5 anni si è assistito a una crescita media annua di 0,3 punti percentuali dei consumi energetici soddisfatti dalla produzione da rinnovabili favorita, in parte, anche da una diminuzione tendenziale dei consumi stessi per la congiuntura economica internazionale. Continuando in questa direzione, al 2030 il Paese raggiungerebbe un obiettivo del 22%». Si tratta di un target ampiamente distante da quello individuato per l’UE dalla direttiva Red II, ossia il soddisfacimento di almeno il 32% dei consumi finali lordi di energia Ue tramite rinnovabili.