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Le isole tropicali scelgono la geotermia

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Dalle Hawaii ai Caraibi alle Fijii, la geotermia è in pieno sviluppo per garantire un’ importante quota del fabbisogno energetico

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Le isole dei caraibi e le Hawaii sono da sempre indicate come meta di vacanze da sogno ma oltre alle palme, le spiagge bianche e le acque cristalline, offrono anche energia prodotta da fonti rinnovabili grazie allo sfruttamento del calore geotermico presente nel sottosuolo.

Nell’arcipelago delle Hawaii la geotermia riesce a soddisfare il 20% del fabbisogno elettrico delle isole, grazie ad un impianto, realizzato su Big Island (l’isola di Hawaii) nei pressi del monte Kilauea, uno dei vulcani più attivi del mondo.

La società che gestisce l’impianto, la Ormat Technologies Puna Geothermal Venture, è attualmente impegnata a fornire 30 MW di energia elettrica alle Hawaii fino al 2030, ma sta cercando di aggiungere altri 8 MW all’attuale capacità.

La società sta anche esplorando potenziali giacimenti geotermici al largo di Maui, ed è in discussione la costruzione di un impianto nelle vicinanze del vulcano Hualalai per soddisfare la domanda di energia elettrica dell’aeroporto di Kailua/Kona, uno dei due presenti sull’isola di Hawaii.

Con la grande quantità di energia geotermica presente nelle isole dell’arcipelago, tutte di origine vulcanica, le Hawaii potrebbero facilmente ottenere la maggior parte della loro elettricità da questa fonte entro il prossimo futuro.

Per il momento hanno comunque già ottenuto un risparmio significativo, evitando di dover acquistare e consumare circa 144.000 barili di petrolio all’anno per produrre energia elettrica.

Sempre nell’area tropicale, e ancora in Oceania, nelle isole Fiji, è notizia di pochi mesi fa che sarà realizzata la prima centrale geotermica dello Stato, a Savusavu, nel nord dell’arcipelago.

La società che eseguirà il progetto è la Geothermal Electric, il cui amministratore delegato Tim Daniel, ha già annunciato il possibile raddoppio.

«Se vi sarà abbastanza calore sotterraneo per produrre il vapore per la generazione di elettricità- ha affermato Tim Daniel- l’azienda intende installare una seconda centrale a Labasa».

Le Fiji, secondo i dati forniti dalla società, traggono la metà del fabbisogno di energia elettrica dall’idroelettrico quando le piogge sono abbondanti ma l’altra metà proviene da combustibili fossili.

«Il calore geotermico – spiega quindi Geothermal Electric – potrebbe presto integrare l’energia idroelettrica per la produzione di energia; questa sarà la chiave per trasformare l’economia delle Fiji e aumentare notevolmente la ricchezza della sua popolazione».

Rimanendo ai tropici ma spostandosi ai Caraibi, nell’isola di Nevis, che fa parte della federazione di Saint Kitts e Nevis , uno stato insulare dell’America Centrale che corrisponde ad un piccolo arcipelago formato da due isole principali delle Piccole Antille, l’azienda caraibica West Indies Power Holdings ha pianificato un progetto per una centrale geotermica da 8,5 MW. Per realizzarlo la società ha richiesto un prestito di 55 milioni di dollari all’istituto bancario statunitense Export Import Bank of the United States. Con l’auspicio che venga concesso.

Adesso anche in Guatemala, il Ministero dell’Energia e delle Miniere (MEM) ha annunciato l’assegnazione di diverse licenze temporanee per lo sviluppo di studi e dati geologici, geofisici e geochimici per progetti geotermici.

Le aree interessate sono dislocate in diverse regioni e coinvolgono molti comuni dello stato centramericano.