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Geotermia, Sviluppo, Italia: Il futuro della geotermia italiana tra potenzialità e percezione pubblica, visto dal MISE

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Intervista a Franco Terlizzese, direttore della Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il concreto sviluppo dell’economia circolare e delle fonti rinnovabili sul territorio è strettamente legato alla realizzazione dei relativi impianti industriali, necessari rispettivamente al recupero di risorse da rifiuti e per la produzione di energia pulita.

In linea di principio si tratta di un indirizzo ampiamente condiviso all’interno della società italiana: circa il 90% della cittadinanza, interpellato in merito, risponde di essere favorevole alle energie rinnovabili, e in misura simile ritiene che quello circolare un modello economico che fa bene al Paese.

Eppure i più recenti dati elaborati dall’Osservatorio Nimby Forum mostrano che gli impianti contestati nel nostro Paese hanno raggiunto un nuovo record (359 nel solo 2016), e che proprio il comparto energetico (56,7%) e quello dei rifiuti (37,4%) si contendono il podio dei NO.

Ancora più rilevante appare il fatto che tra le opere energetiche contestate, in oltre tre quarti dei casi (75,4%) ci siano in ballo proprio le fonti rinnovabili, geotermia compresa.

Come mai?

Tra le molteplici concause coinvolte, emerge sullo sfondo un problema di consapevolezza.

Secondo il sondaggio condotto dal CRIET (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio) recentemente analizzato presso l’Università Bicocca di Milano, anche una platea selezionata come quella dei decision maker delle principali aziende operanti in tutta Italia ha difficoltà a incasellare un concetto complesso come quello dell’economia circolare, che risulta chiaro a meno della metà del campione intervistato.

È quindi possibile ritenere che tale difficoltà – se non superiore – investa anche l’opinione pubblica: «Credo – spiega a Greenreport.it il direttore del CRIET, Angelo Di Gregorio – che, tra i consumatori, il tema dell’economia circolare sia stato intercettato da una vasta fascia di consumatori (non tutti però) grazie al lavoro dei media, del passaparola e anche per una curiosità personale della persona. Da qui a dire che i consumatori sappiano esattamente cosa sia l’economia circolare e, soprattutto, cosa comporti nelle scelte d’impresa direi che ne passa».

Secondo Di Gregorio è possibile provare a ricucire questo scollamento tra (auto)percezione e realtà solo «con una buona e costante comunicazione». Un approccio che risulta imprescindibile anche nel campo delle energie rinnovabili, come emerge dalla conversazione condotta da greenreport.it con Franco Terlizzese, direttore generale della DGS UNMIG (Direzione Generale per la Sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche) del Ministero dello Sviluppo Economico.

Una conversazione che si è incentrata in particolar modo sui temi della geotermia, e che riportiamo di seguito integralmente.


Sebbene il 90% degli italiani dica di essere favorevole allo sviluppo delle energie rinnovabili, secondo l’Osservatorio Nimby Forum nel settore energetico italiano oltre i tre quarti delle opere contestate ha a che fare proprio con le fonti pulite. Quali pensa siano le iniziative da poter mettere in campo per arginare il fenomeno?

«Oggi in Italia la contestazione alla realizzazione di nuove iniziative è molto forte, indipendentemente dal settore cui le opere in progetto appartengono. L’alta percentuale di contestazione ad opere rinnovabili dipende dalla relativa abbondanza di progetti in tale settore piuttosto che da un’avversione specifica ad esse. Occorre quindi cercare di ricondurre a livelli fisiologici la diffusa contrarietà al nuovo, interrogandosi sulle modalità di condivisione dei progetti e programmi con le persone interessate alle conseguenze della loro localizzazione. Oggi in genere la gente si trova a conoscere i progetti al momento della loro presentazione per le valutazioni tecniche e ambientali, in una fase in cui essi sono già, per legge, “definitivi” senza un vero dialogo per conoscere fin da subito i veri punti di forza, debolezza, costi e benefici in un’ottica di sostenibilità sociale, ambientale ed economica per il territorio: il dialogo che ne segue quindi tra aziende, autorità e residenti parte da presupposti sbagliati e forzati. Un’idonea valutazione strategica dei programmi che si intendono attuare in un determinato contesto regionale presuppone lo sviluppo di un dialogo di informazione, comprensione e condivisione, indispensabile per poter raggiungere un consenso sufficiente a garantire un percorso di progettazione e realizzazione adeguato nei modi e nei tempi. Tutto questo dovrebbe essere supportato da un quadro normativo che valorizzi e chiarisca meglio le modalità di esecuzione della VAS (Valutazione Ambientale Strategica), introducendo al suo interno procedure certe di pubblicazione della mappatura del carico ambientale esistente sul territorio, dei piani delle aree destinate allo sviluppo e di accettazione pubblica ed una capacità di programmazione di medio e lungo periodo da parte degli enti preposti alla programmazione territoriale».

La necessità di una maggiore e migliore comunicazione in tema di energie rinnovabili è emersa con forza anche durante il convegno organizzato a Pisa dal CNR – con la partecipazione della DGS–UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico – in occasione del bicentenario del primo impiego industriale dell’energia geotermica in Toscana (e nel mondo). Quale ruolo possono esercitare le istituzioni di fronte a queste esigenze manifestate dal mondo geotermico?

«Anche per la geotermia, lo sviluppo delle azioni che ho sommariamente delineato al punto precedente è un presupposto necessario. Il Ministero dello Sviluppo Economico negli scorsi due anni, su stimolo parlamentare, ha realizzato un piano delle aree con potenziale geotermico, le linee guida per il loro sviluppo e le procedure per il monitoraggio, tutti strumenti a disposizione degli enti regionali competenti che devono essere utilizzati nella pianificazione dello sviluppo dei programmi geotermici».

Due anni fa appunto il ministero dello Sviluppo economico pubblicava le linee guida per la coltivazione della risorsa geotermica a media e alta entalpia in Italia, che ammonta ad almeno a 500milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (e a un massimo di 104^4 MTep): pensa che il Paese sia sulla strada giusta per una loro valorizzazione sostenibile, in cosa crede sia necessario migliorare?

«L’Italia ha avviato già da tempo un percorso di valorizzazione della risorsa geotermica per uso elettrico che ha fatto da guida a molti Paesi, oggi sta facendo molto per l’uso locale della bassa entalpia, che ha un forte potenziale. Peraltro, al di fuori delle aree geotermiche “storiche” di Larderello e in parte dell’Amiata l’ulteriore sviluppo della geotermia per usi elettrici procede stentatamente. Occorre migliorare sotto molteplici punti di vista: puntando all’innovazione tecnologica sviluppata da una pluralità di validi soggetti, favorendo piani di sviluppo regionali e nazionali completi e armonizzati, e garantendo maggiore e migliore comunicazione preventiva con le persone che risiedono nelle zone interessate e con le aziende che già operano sul territorio».