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Clima, le emissioni di CO2 italiane continuano a crescere: la conferma nel Def 2018

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Nel Documento di economia e finanza appena approvato il governo smentisce le proprie stime di un anno fa: non solo i gas serra aumentano, ma lo fanno più del previsto

Fonte: greenreport.it

Autore: Luca Aterini

Il Documento di economia e finanza (Def) 2018 è stato approvato nei giorni scorsi dal governo uscente, e questo lo rende molto particolare. Si limita infatti – come spiegano dallo stesso ministero dell’Economia – alla descrizione dell’evoluzione economico-finanziaria internazionale, con l’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l’Italia e del quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue. Spetterà poi al nuovo esecutivo, quando si sarà formato, la scelta delle politiche che determineranno il nuovo quadro programmatico.

Per i prossimi anni il quadro tendenziale (a legislazione vigente) mostra un Pil nazionale che "in via prudenziale" viene stimato in crescita dell’1,5% nel 2018 e dell’1,4% nel 2019, con un rapporto deficit/Pil che prosegue il cammino di discesa collocandosi all’1,6% nel 2018 e allo 0,8% nel 2019, per raggiungere il pareggio nel 2020. Anche il rapporto debito/Pil è previsto in calo al 130,8% nel 2018, al 128% nel 2019, al 124,7 nel 2020. Com’è evidente, non si tratta però di dati sufficienti a mostrare se e come migliorerà il benessere dei cittadini italiani, oltre che dei conti pubblici.

Per questo tra gli allegati al Def 2018 prodotti dal ministero dell’Economia risultano di particolare interesse quelli relativi agli indicatori di benessere equo e sostenibile, un’importante novità introdotta (con la Legge n. 163 del 4 agosto 2016) nel corso della passata legislatura: di fatto l’Italia è il primo Paese che, collegando gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes) elaborati dall’Istat alla programmazione economica e di bilancio, attribuisce a essi un ruolo nell’attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche.

Un approccio meritorio, anche se purtroppo deludente nei risultati; il Programma nazionale di riforma, terzo volume del Def, conferma infatti come, nel complesso, «la crisi abbia intaccato il benessere dei cittadini, in particolare accentuando le disuguaglianze e aggravando il fenomeno della povertà assoluta, soprattutto fra i giovani». E se negli ultimi anni si è conquistato un fragile e disuguale «recupero dei redditi e dell’occupazione» (per un’analisi puntuale nell’andamento degli indicatori Bes rimandiamo al lavoro pubblicato ieri dall’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), il modesto progresso sul fronte economico è stato pagato su quello ambientale.

È lo stesso allegato al Def 2018 “Indicatori di benessere equo e sostenibile” a certificarlo, attraverso l’indicatore emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti, che «monitora il dominio “ambiente” del benessere». Se le emissioni pro italiane «hanno registrato una riduzione significativa tra il 2005 e il 2015, ultimo anno per cui si dispone di dati definitivi», dal 2014 si osserva però «un incremento della CO2 pro capite: per il 2016 l’Eurostat prevede un lieve incremento di 0,1 tonnellate e per il 2017 l’Istat prevede un ulteriore incremento dell’indicatore (0,2 tonnellate)». E questo mentre il Def pubblicato dal governo nell’aprile 2017 prevedeva il contrario: le emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti pro capite erano stimate per il 2017 in 7,5 tonnellate (valore tendenziale) o ancor meno grazie agli interventi legislativi programmati, a 7,4 tonnellate (programmatico), per poi rimanere stabili a questo valore anche nel 2018. La realtà si è dimostrata però peggiore delle attese, tant’è che nel Def di quest’anno si stimano le emissioni di CO2eq procapite a 7,6 tonnellate nel 2017 e a 7,5 tonnellate nel 2018, entrambi valori superiori alle attese.

Una tendenza che si mantiene osservando le emissioni totali di COeq anziché quelle procapite. Complessivamente nel periodo 2005-2015 sono diminuite del 27,9%, ma con una significativa inversione di rotta proprio nel 2015: come si legge nel Def, «nel 2015 e nel 2016, con la ripresa dell’economia (particolarmente accentuata nel settore dei trasporti), si assiste ad un ribaltamento di tale tendenza poiché tutti i settori economici e le famiglie contribuiscono positivamente alla crescita delle emissioni complessive». Un tira e molla in cui tutti perdiamo: nel mentre i cambiamenti climatici stanno già cambiando la vita degli italiani, con effetti concreti anche sulla salute umana.