Home Cosvig Le conseguenze dell’amianto nella valle del diavolo in Toscana

Le conseguenze dell’amianto nella valle del diavolo in Toscana

395
0
CONDIVIDI
In due decenni dalla messa al bando dell’asbesto, l’Enel ha speso più di trenta di milioni di euro per ripulire il territorio, bonificando tutti i siti principali e collaborando con le asl. In più, il comune ha acquistato le case di proprietà dell’Enel e le ha messe in vendita. E Larderello ha cominciato timidamente a ripopolarsi

Fonte: Internazionale

Autore: Marco Amerighi

Nell’inverno del 2011 ricevetti la telefonata di L., un amico che non vedevo da un po’. “Devo darti due notizie: una buona e una cattiva”, mi disse. La buona era che aspettava un figlio. La cattiva che al padre di sua moglie – operaio di 62 anni nella centrale geotermica di Larderello, in provincia di Pisa – era stato riscontrato un mesotelioma pleurico da amianto. Tradotto in termini più comprensibili: nei successivi nove mesi, il mio amico avrebbe visto nascere il primo figlio e morire di tumore il suocero.

All’epoca avevo rinunciato la carriera accademica e mi ero trasferito a Torino, dove sbarcavo il lunario facendo il dog-sitter e la maschera in un teatro, in attesa di capire cosa combinare nella mia vita. Quando in quella mattina del 2011 il mio amico smise di parlare, capii che dovevo girare un documentario su sua moglie e suo padre. Avevo già il titolo: Nella valle del diavolo.

“Pensi che me lo lascerebbero fare?”, gli chiesi. Lui prese tempo: il progetto gli piaceva, ma la famiglia era scossa e la situazione delicata. “Dammi qualche giorno e ti faccio sapere, ok?”. Non girai nessun documentario. Poche settimane dopo quella telefonata, la moglie del mio amico perse il figlio e si chiuse al mondo in attesa del secondo lutto. E io abbandonai l’ennesimo progetto della mia vita.

Dagli etruschi ai primi del novecento

Larderello è un villaggio industriale di quattrocentocinquanta abitanti nell’entroterra pisano – a undici chilometri da Serrazzano, il paese in cui io e L. siamo cresciuti. Chiunque vi capiti per caso – dopo aver percorso i settanta chilometri di saliscendi che lo dividono da Siena, a est, o i cinquanta che lo separano dalle spiagge modaiole di Follonica, a sud, e dai vitigni da cartolina di Bolgheri e Castagneto Carducci, a ovest – noterà subito due stranezze.

La prima: la puzza di uova marce che impregna l’aria. La seconda: una ragnatela infinita di tubi argentati che solcano i campi di grano e i boschi di sughere e di querce, entrando e uscendo dal terreno come serpenti, per poi ricongiungersi ai piedi delle enormi torri di refrigerazione di cemento al margine del paese. Difficilmente, però, chi vi capiti per caso potrà immaginare che quella che ha di fronte è la prima centrale geotermica mai costruita al mondo. (continua)