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Geotermia in Giappone?

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Il Giappone sta ancora affrontando il disastro che lo tsunami dello scorso aprile ha provocato alla centrale nucleare di Fukushima e adesso pensa alle strategie per far fronte alle attuali e future carenze energetiche.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il Consiglio dei Ministri giapponese ha approvato pochi giorni fa un Libro bianco che esplora le opportunità di usare energie rinnovabili e punta l’attenzione soprattutto sull’energia eolica, considerata la fonte più adatta per sopperire alla carenza di energia provocata dal ridimensionamento della strategia atomica.

Il rapporto spiega anche che le famiglie consumano il 30 per cento della potenza della nazione, dunque il risparmio energetico in questo settore avrà un grande effetto.

Tra le strategie previste dal governo giapponese, che guardano ad un massiccio sviluppo di fonti rinnovabili, vi potrebbe essere anche lo sfruttamento del potenziale geotermico nazionale.

Almeno questo è quanto sostiene Bloomberg New Energy Finance -una società che compie analisi indipendenti sulle energie rinnovabili-secondo cui il Giappone possiede il potenziale per entrare nel novero dei grandi produttori mondiali di energia geotermica.

In realtà non è la prima volta che si indica il Giappone come un paese in cui lo sfruttamento dell’energia geotermica potrebbe essere di notevole entità.

Già Lester Brown, presidente dell’US-based Earth Policy Institute, aveva sostenuto recentemente che «il Giappone potrebbe fare dell’energia geotermica il centro della sua politica energetica come gli Stati Uniti o la Cina stanno facendo con il vento» divenendo quindi leader al mondo nello sfruttamento dell’energia della terra.

La posizione del paese asiatico che si trova collocato al crocevia di quattro placche tettoniche e in particolare su quello che viene definito “l’anello di fuoco del Pacifico”, se da una parte lo espone a violenti terremoti come quello recente e ad eruzioni vulcaniche, dall’altra lo rende favorito energeticamente. E la geotermia potrebbe assicurare alla nazione energia sufficiente ad alimentare buona parte del territorio.

Lo sviluppo di impianti geotermici potrebbe inoltre rappresentare per il Giappone un drastico taglio delle emissioni, e allo stesso tempo consentire alle aziende giapponesi di svolgere un ruolo guida a livello mondiale nello sviluppo di queste risorse.

Attualmente il paese sfrutta l’energia delle sorgenti calde in gran parte per alimentare il settore turistico e l’energia geotermica rappresenta solo lo 0,3% del mix energetico giapponese.

Da oltre quindici anni non sono stati presentati grandi progetti in campo geotermico e ad ostacolarne di nuovi è stata soprattutto una normativa rigida che vieta la perforazione di pozzi nelle aree naturali sommata ad una opposizione da parte dei proprietari dei bagni termali, gli “onsen”, preoccupati che l’uso dell’acqua calda del sottosuolo per generare elettricità possa danneggiare le loro attività.

Ma come rivela il settore di ricerca di Bloomberg, è proprio il sottosuolo delle aree naturali del paese ad essere ricco di giacimenti geotermici stimati in grado di sviluppare una potenza superiore a 23,5 GW di energia elettrica.

«Se il governo vuole realizzare un nuovo passo avanti nello sviluppo della geotermia- ha spiegato l’analista della società Yugo Nakamura -si dovranno rivedere tutte le normative esistenti, in particolare quelle in materia di accesso ai parchi naturali e sul processo di approvazione dei progetti».

Secondo gli esperti le maggiori risorse ad alta entalpia si trovano a nord-est di Tohoku e a sud-ovest di Kyushu, regione che ospita il vulcano Kuju.

L’ingegnere portavoce della Geothermal Research Society of Japan ha spiegato quali sono le strategie in discussione per dare avvio allo sfruttamento dell’energia del sottosuolo.

«Per sostenere il futuro sviluppo geotermico- ha dichiarato Shigeto Yamada- il governo giapponese sta discutendo la possibilità di introdurre un feed in tariff» sottolineando peraltro le continue pressioni esercitate dall’industria di settore per ottenere nuove sovvenzioni governative. Yamada ha poi aggiunto che «naturalmente, gli investimenti dall’estero sono sempre i benvenuti».

Sviluppare impianti per l’energia geotermica potrebbe determinare per il Giappone anche un passo in avanti decisivo sulla strada dell’obiettivo della riduzione del 25% entro il 2020 dei gas serra, dal momento che questo paese è il quinto nella classifica mondiale per il tasso elevato di emissioni dannose in atmosfera.

Dopo il disastro nucleare di Fukushima il governo ha però deciso di rinunciare al progetto che prevedeva di aumentare la quota di energia affidata al nucleare per abbattere le emissioni di anidride carbonica.

Il progetto prevedeva l’apertura di altri 14 reattori nucleari per aumentare entro il 2030 dal 30 al 50% la percentuale di elettricità prodotta da centrali nucleari, affidando il 20% ad energie rinnovabili. Secondo quanto affermato recentemente dal premier Naoto Khan la percentuale affidata alle energie rinnovabili verrà adesso rivista e già è partito un piano per imporre a tutti gli edifici di nuova costruzione in Giappone l’installazione di pannelli solari.

La geotermia potrebbe fare il resto.