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Agricoltura, Clima, Toscana: Contro il clima che cambia la Toscana del vino e dell’olio si affida alla qualità

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Per quest’anno si annunciano produzione scarse in quantità, ma eccellenti e dalle buone prospettive di mercato grazie all’identità territoriale

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Oggi circa una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine viene dalla Toscana, che vanta le più prestigiose denominazioni di origine dei vini: 11 DOCG, 41 DOC e 6 IGT. Anche il valore della produzione di olio esportato dalla Toscana, che si aggira intorno ai 600milioni di euro, è strettamente legato alla qualità della produzione. Cinque le denominazioni riconosciute (Toscano IGP, Chianti Classico DOP, Lucca DOP, Seggiano DOP e Terre di Siena DOP), e non a caso circa il 25-30% di quello prodotto in Toscana è venduto come olio a denominazione di origine.

Secondo i dati e le previsioni forniti da Coldiretti Toscana, due delle produzioni simbolo dell’agricoltura toscana segneranno però a livello quantitativo un calo importante nell’annata 2017, a causa delle condizioni climatiche avverse, rendendo però d’altro canto ancor più forte il loro valore in termini di qualità.

«Quello del vino è un argomento quanto mai importante per la Toscana – spiega Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana – dove le superfici vitate sono oltre 59mila ettari con una produzione di circa 3milioni e 500mila quintali di uve che vengono trasformati in 2milioni e 800mila ettolitri di vino». La Toscana del vino rappresenta il 6.3% del vino italiano attestandosi come sesta regione per produzione, ma se il vino toscano è cresciuto è stato «scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità».

Una strategia che trova riflessi anche nel mondo olivicolo, con i territori di Grosseto e Firenze con grandi protagonisti (è qui che si produce una buona parte dei circa 170 mila quintali di extravergine): «L’olio Toscano IGP da solo – aggiunge Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – rappresenta oltre il 30% della produzione di olio extravergine italiano che viene messo in commercio con la certificazione di origine. Una garanzia per imprese e cittadini che vogliono scegliere di privilegiare le produzioni made in». Un grande valore aggiunto che aiuta il territorio a mettersi al riparo dalle avversità portate dai cambiamenti climatici.

«Quest’anno – continua Tulio Marcelli, anche nella veste di olivicoltore aretino – sulle nostre piante non c’è traccia di mosca e altri parassiti, ma la mancanza di pioggia e la calura primaverile con le impennate di temperatura, con le piante in piena fioritura, hanno ridotto la presenza dei frutti. Secondo le nostre stime dovremmo essere intorno ad un -40% che in alcuni casi potrebbe superare il -50%».

Numeri che pesano come macigni sulle circa 50.000 aziende agricole toscane che producono olio su una superficie complessiva che supera i 90.000 ettari. Il peso del settore sul PIL agricolo è importante con oltre 120milioni di euro. Secondo recenti studi (Banca CR Firenze – Intesa San Paolo) il valore della produzione di olio esportato dalla Toscana si aggira intorno ai 600milioni di euro. «Un dato che dice come il brand “toscana” richiami l’interesse di grandi gruppi industriali – conclude Marcelli – a produrre olio nella nostra regione con olio che viene da altri territori. Quest’anno poi con la scarsa produzione locale il fenomeno potrebbe crescere con i connessi rischi di contraffazione». Qualità e controlli in grado di preservare il legame autentico con il territorio rimangono anche in questo caso antidoti potenti.