"Fatte le rinnovabili bisogna fare la rete". Parafrasando Massimo D’Azeglio è un po’ questa la situazione in cui si trova lo sviluppo dell’energia pulita nel mondo, e in particolare in Europa. Di strada da fare rispetto agli imperativi imposti dall’ambiente ce n’è certamente ancora molta, ma la produzione di elettricità da vento, sole e biomasse inizia a toccare percentuali di un certo rilievo, già sufficienti a sollevare una serie di nuove questioni. In Germania, ad esempio, locomotiva economica del Vecchio Continente, gli ultimi dati parlano di una produzione da fonti verdi arrivata già al 17%. Numeri pesanti in particolare alla luce di due aspetti: l’ulteriore accelerazione che Berlino sarà costretta a dare nei prossimi anni in conseguenza dell’annunciata uscita del paese dal nucleare e il fatto che il contributo maggiore arriva da eolico, fotovoltaico e biomasse avendo il vecchio idroelettrico uno sviluppo molto limitato.
A questa crescita tumultuosa non ha corrisposto però sino ad oggi un altrettanto tempestivo adeguamento della rete alle problematiche di gestione che questa rivoluzione energetica porta con sé. Nel tentativo di recuperare il tempo perduto, ha deciso ora di intervenire l’Unione Europa, lanciando un piano straordinario per la diffusione delle smart grid. Ovvero le reti intelligenti in grado di gestire il flusso di corrente in base alle diverse esigenze orarie delle utenze e capaci allo stesso tempo di valorizzare la produzione di elettricità dal sole e dal vento, fonti il cui contributo è fortemente legato ai capricci meteorologici ed è quindi difficilmente pianificabile.
L’iniziativa lanciata il mese scorso dal Commissario Ue all’Energia Guenther Oettinger si sofferma per il momento in particolare sul primo punto, fissando un programma di marcia a tappe forzate per la diffusione degli smart meter, i contatori intelligenti in grado di monitorare a distanza i consumi degli utenti. «Mettendo insieme i progressi nel campo della information technology con un lavoro di network saremo in grado di far arrivare la corrente esattamente dove e quando serve al prezzo più basso», ha spiegato Oettinger illustrando il progetto della Commissione. Un’innovazione dalla quale Bruxelles si aspetta anche ricadute positive in termini di risparmio energetico. I contatori intelligenti, ha aggiunto il commissario, «daranno alle persone un grosso incentivo a risparmiare energia e quindi denaro; sapere come e quanto consumiamo avvicinerà l’approccio nei confronti dell’energia a quello che iniziamo ad avere verso la benzina, con grandi benefici. Alcune stime ci indicano che lo sviluppo di smart grid può portare a una riduzione nei consumi delle famiglie fino al 10%, mentre in alcuni progetti pilota avviati nel Regno Unito i risparmi hanno toccato anche quote del 40%».
L’iniziativa lanciata il mese scorso dal Commissario Ue all’Energia Guenther Oettinger si sofferma per il momento in particolare sul primo punto, fissando un programma di marcia a tappe forzate per la diffusione degli smart meter, i contatori intelligenti in grado di monitorare a distanza i consumi degli utenti. «Mettendo insieme i progressi nel campo della information technology con un lavoro di network saremo in grado di far arrivare la corrente esattamente dove e quando serve al prezzo più basso», ha spiegato Oettinger illustrando il progetto della Commissione. Un’innovazione dalla quale Bruxelles si aspetta anche ricadute positive in termini di risparmio energetico. I contatori intelligenti, ha aggiunto il commissario, «daranno alle persone un grosso incentivo a risparmiare energia e quindi denaro; sapere come e quanto consumiamo avvicinerà l’approccio nei confronti dell’energia a quello che iniziamo ad avere verso la benzina, con grandi benefici. Alcune stime ci indicano che lo sviluppo di smart grid può portare a una riduzione nei consumi delle famiglie fino al 10%, mentre in alcuni progetti pilota avviati nel Regno Unito i risparmi hanno toccato anche quote del 40%».
Diffondere gli smart meter è però solo un primo passo, e, malgrado gli evidenti ostacoli, probabilmente il meno complicato. In particolare l’Italia, con circa 20 milioni di contatori elettronici già installati nelle case, si trova una volta tanto all’avanguardia. Decisamente più difficile appare invece la sfida per dotare le rete di quei dispositivi capaci di accumulare i surplus di energia prodotta dalle fonti rinnovabili nelle fasi di forte produzione mettendoli a disposizione successivamente quando ce n’è bisogno. Una delle soluzioni a questa necessità in fase più avanzata di applicazione è quella di dotare gli impianti eolici (al momento la rinnovabile più diffusa e affidabile) di grandi accumulatori. In questo caso ad essere un passo avanti sono gli Stati Uniti dove il gigante Duke Energy ha recentemente annunciato l’entrata in funzione entro la fine del 2012 della più grande centrale eolica al mondo dotata di backup.
Si tratta della struttura di Notrees, nei pressi di Kermit, in Texas. Un parco di pale a vento da 153 MW dove, grazie anche a un finanziamento da 22 milioni di dollari del Dipartimento per l’energia, verrà installato un sistema di accumulo da 36 MW per immagazzinare elettricità nei momenti in cui la produzione è superiore alla richiesta della rete e poterla rilasciare quando invece non ce n’è a sufficienza. Realizzato dalla startup Xtreme Power, questa specie di maxibatteria si chiama "Dynamic power resource" ed è basata sull’assemblaggio di grandi quantità di power cells, speciali pile di tipo tradizionale. Per quanto pionieristica, la scommessa della Duke non è però una scelta eccentrica ma piuttosto un tentativo di portarsi avanti con il lavoro. Per capire come andranno le cose nei prossimi anni bisogna guardare infatti ancora una volta alla California, consolidato Stato apripista in tema di innovazione tecnologica applicata all’ambiente. Lo scorso autunno il governo del "Golden State" ha varato una legge che obbliga i grandi impianti di produzione elettrica da rinnovabili di dotarsi di strumenti per l’immagazzinamento dell’energia necessaria a garantire la fornitura di corrente anche quando le condizioni atmosferiche (assenza di vento o cielo coperto) fermano la produzione. Un provvedimento che in primo momento riguarderà solo gli impianti di proprietà privata, ma che successivamente si applicherà anche a quelli a gestione pubblica.
Che il cammino per quanto tortuoso sia comunque segnato sembra essersene convinta del resto anche la nostra Terna, principale proprietaria della rete di trasmissione nazionale, che nel recente "Piano strategico" per il quadriennio 20112015 afferma: «In presenza di una regolamentazione appropriata, potranno essere considerati (da parte dell’azienda, ndr) investimenti nel settore dello stoccaggio di energia, finalizzati ad un migliore efficientamento e messa in sicurezza della rete nelle aree più congestionate per la presenza di impianti a fonti rinnovabili».