Ad oggi, circa 630 milioni di persone in Africa ancora non hanno accesso all’energia elettrica; si tratta di una quota drammatica, che peggiorerà ulteriormente nel prossimo futuro senza interventi (e investimenti) correttivi, dato che per la popolazione del Continente nero è attesa una crescita demografica superiore al il 40% entro il 2030, anno in cui si stima che l’Africa sarà abitata da 1,7 miliardi di persone.
Se la produzione e le infrastrutture energetiche non miglioreranno, IRENA stima che – a quella data – l’Africa subsahariana diverrà l’area priva di accesso elettrico più grande del pianeta, concentrando al proprio interno l’80% della popolazione mondiale priva di questo servizio ormai fondamentale.
Un problema enorme per lo sviluppo del continente, che non potrà che ripercuotersi – come già visibile – nelle aree vicine, compreso quelle mediterranee, in termini di crescenti flussi migratori.
Per questo, investire nello sviluppo sostenibile dell’Africa è – e rimarrà – una scelta conveniente per l’intero pianeta.
L’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), fondata dal Presidente John. F. Kennedy nel 1961, nel suo ultimo rapporto annuale Power Africa concentra non a caso le proprie attenzioni sullo sviluppo della geotermia.
Già oggi, ricorda il documento, il Kenya rappresenta l’ottavo più grande produttore di energia geotermica al mondo, mentre l’Etiopia detiene il potenziale per installare 10mila MW di potenza geotermica sul proprio territorio; in entrambi i Paesi, investimenti in progetti geotermici per un valore complessivo di 8,3 miliardi di dollari sono già sostenuti dall’USAID (arrivando a 9 miliardi di dollari e 2.300 MW totali osservando l’intera Africa Orientale). Eppure, le potenzialità sono ancora maggiori.
«Il potenziale geotermico per la regione dell’Africa Orientale – osservano difatti dal Geothermal Resource Council – supera i 15.000 MW e rappresenta un’opportunità di investimento di 40 miliardi di dollari».
