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Geotermia, Estero: Quando la geotermia contribuisce all’identità nazionale: il caso del Canada

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Springhill, uno dei primi esempi al mondo di utilizzo del potenziale geotermico racchiuso nelle miniere abbandonate, è stato ricordato nel corso delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nazione

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

A 150 anni esatti da quel luglio 1867 che sancì ufficialmente l’indipendenza del Canada (seppur “Reame del Commonwealth” con a capo la Regina Elisabetta II del Regno Unito, vedi qui), l’innovazione in fatto di geotermia è un tale vanto da essere celebrata per l’occasione dal National Energy Board tra quelle svolte che «hanno plasmato i canadesi e continuano a modellare l’industria energetica».

A metà degli anni ’80, fu proprio la città di Springhill (Nova Scotia) ad esplorare il potenziale delle vicine miniere in disuso come fonte di riscaldamento geotermico: dopo anni di abbandono, le miniere si erano infatti riempite d’acqua, naturalmente riscaldata fino a 18 °C dal calore della terra.

Fu però necessario attendere il 1994 – ricordano dal National Energy Board canadese – per dare nuovo impulso all’iniziativa e quindi restituire utilità alle gallerie nel sottosuolo.

Otto utenze locali, tra cui un importante impianto per la produzione di materie plastiche, attingevano al calore racchiuso nelle acque delle miniere per alimentare, tramite pompe di calore, il riscaldamento all’interno dei propri edifici. Fu una svolta.

Da allora, sottolineano con vanto dal National Energy Board, il “caso” Springhill divenne noto come uno tra i primi impieghi industriali al mondo per dimostrare la possibilità concreta di utilizzo del calore (derivante da geotermia) delle acque stoccate nelle miniere abbandonate, dando a quegli insediamenti nuova (e sostenibile) vita: «Una tecnologia oggi utilizzata nei paesi di tutto il mondo, compresi gli Usa, i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Germania».