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Settimana europea dell’energia sostenibile: per le rinnovabili l’Italia è in media ma non brilla

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I dati Eurostat presentati in occasione della settimana europea dell’energia sostenibile pongono l’Italia in media con i paesi europei ma indietro rispetto a quelli più virtuosi.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Si è chiusa venerdì la Settimana europea dell’energia sostenibile (Eu sustainable energy week), che rientra nella campagna promossa dalla Commissione Europea per sensibilizzare i cittadini ad un uso consapevole  dell’energia.

Al centro dell’edizione 2011 i temi delle energie rinnovabili e del risparmio energetico per informare la popolazione europea sulle conseguenze ambientali ed economiche dell’uso non sostenibile dell’energia e sulle molteplici possibilità generate, invece, dalle fonti rinnovabili e dall’uso efficiente dell’energia.

Una settimana in cui in tutta Europa hanno avuto luogo moltissimi eventi, mostre, conferenze, laboratori ed altre iniziative di sensibilizzazione, che hanno coinvolto università, autorità locali, associazioni, imprese e società produttrici di energia.

In questa occasione l’Eurostat, l’istituto europeo di statistica, ha diffuso i dati che riguardano l’aggiornamento sull’approvvigionamento energetico dei 27 Stati membri dell’unione, che evidenzia il cambiamento del mix avvenuto nel periodo considerato con un incremento del ricorso alle fonti rinnovabili.

Il petrolio rimane la principale fonte energetica per l’Europa, anche se nel decennio fra il ’99 e il 2009 la quota di energie rinnovabili nei paesi dell’Unione è quasi raddoppiata, passando dal 5,4% al 9% del mix energetico comunitario complessivo che vede crescere anche la quota di gas (dal 22 al 24%).

Una crescita quella delle rinnovabili che ha contribuito alla riduzione delle emissioni inquinanti e diminuito almeno in parte la dipendenza degli Stati europei dalle fonti tradizionali, a cominciare dal petrolio.

Nel decennio considerato il petrolio e in generale i prodotti petroliferi hanno coperto quasi il 37% della domanda complessiva del 2009, oltre due punti percentuali in meno rispetto al 1999; il gas è invece salito dal 22,4 al 24,5% mentre i combustibili solidi sono scesi dal 18,3 al 15,7% con l’energia nucleare pressoché stabile (dal 14,2 al 13,6%). Il dinamismo maggiore spetta quindi alle rinnovabili, in grado di soddisfare il 9% dei consumi totali di energia nel 2009: nonostante le fonti fossili tradizionali abbiano continuato a dominare la scena, quelle alternative hanno quindi iniziato a espandersi, conquistando una posizione di rilievo soprattutto in alcuni paesi.

L’Italia questa volta è in linea con la media europea, con percentuali di rinnovabili che in dieci anni sono passate dal 5,7 al 9,5%, rimanendo comunque nel gruppo di coda e non in quello di testa.

Nella classifica di Eurostat al primo posto troviamo la Lettonia che ha raggiunto in dieci anni il 36,2% ma che partiva già da una quota avanzata pari al 31,8%, quindi è in testa ma senza tanti sforzi.

Al secondo posto la Svezia al 34% (partiva dal 26,6%) e terza è l’Austria a quota 27,3% (era al 22,8%). Seguono la Finlandia con il 23%, il Portogallo con il 19% e la Danimarca che è il paese che nel periodo considerato ha registrato il più vistoso incremento, passando al 16,7% dal precedente 9%.

Per arrivare al nostro paese dobbiamo raggiungere il pacchetto di coda, che l’Italia guida e che grazie alla performance esibita in questo decennio si trova in linea con la media europea al 9,5% ma ancora lontana dagli obiettivi del 17% assegnati come quota parte a livello di Ue, in base al pacchetto 20-20-20.

L’Italia figura anche tra i maggiori consumatori di petrolio con una quota del 37,9% (era il 32,2% nel ’99), seconda dopo l’Olanda (43%) e a pari merito con la Gran Bretagna.

Per consolarci c’è anche chi ha fatto peggio di noi: Malta, per esempio, nel 2009 è risultata dipendente al cento per cento dai prodotti petroliferi per i suoi consumi di energia nei vari settori (elettricità, calore, trasporti).

Anche Cipro ha contato quasi interamente sul petrolio (96% della sua domanda totale nel 2009), seguito da Lussemburgo, Grecia, Irlanda e Portogallo, che vi ricorrono per circa il 50% del proprio fabbisogno.
Tornando alle rinnovabili si attende ora di sapere quali saranno le novità del nuovo conto energia sul fotovoltaico che in questi giorni dovrebbe essere reso noto, in ritardo rispetto a tempi annunciati.

E proprio sugli incentivi alle fonti rinnovabili arriva un richiamo al Governo da parte dellEuropa.

Nella lettera ufficiale che  il commissario europeo all’Energia Gunter Oettinger ha indirizzato al ministro dello Sviluppo Paolo Romani, si esprime, infatti, preoccupazione per le modifiche alla disciplina degli incentivi alle rinnovabili e sulle conseguenze nel settore a livello europeo.

Lo ha reso noto il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il PD delle politiche relative ai cambiamenti climatici.

«Oettinger – ha detto Ferrante – senza giri di parole comunica al ministro Romani che le modifiche alla disciplina degli incentivi per le rinnovabili che compromettono direttamente o indirettamente investimenti in corso sollevano serie preoccupazioni tra gli investitori, sia nazionali che internazionali. Le conseguenze di tali modifiche sugli investimenti nel settore europeo delle rinnovabili destano la mia preoccupazione». Scrive inoltre di avere ricevuto segnalazioni preoccupate da un elevato numero di operatori sul decreto legge del governo italiano in relazione alle modifiche degli incentivi per il solare fotovoltaico”.

«La lettera del Commissario Oettinger – aggiunge Ferrante – si conclude con un fermo quanto cortese invito a intraprendere gli sforzi nella giusta direzione e alla cautela per quanto riguarda gli effetti retroattivi che possono avere provvedimenti punitivi».