Quasi 600mila residenti distribuiti in 128 comuni su una superficie complessiva di oltre un milione di ettari. E’ questa la prima fotografia, la più generale della montagna toscana. L’ha scattata l’Irpet in occasione degli Stati generali della montagna, come avvio di un lavoro statistico in cui ha preso in esame alcuni dei fattori principali per conoscere le aree montane della toscana: dalla demografia all’economia.
Un lavoro dal quale emerge come sia finalmente terminata l’epoca di esodo dalle aree montane, specie per quelle che non sono troppo distanti dalle città, e come la crisi economica abbia inciso in maniera lievemente maggiore che nelle altre aree.
Ma che ci mostra anche come ognuna delle aree montane della Toscana (ne sono state indicate sei) abbia una sua personalità una sua caratteristica con dati spesso divergenti una dall’altra.
La montagna toscana
Il dato più generale riportato all’inizio riguarda tutti quei comuni toscani che hanno l’80% della superficie ad una altitudine superiore ai 600 metri. Utilizzando questo parametri la definizione di aree montane arriva a toccare oltre un terzo dell’estensione complessiva del territorio regionale (35,8%) e oltre un quinto della popolazione (22,6).
La montagna toscana è stata distribuita in 6 aree. Le prime tre sono appenniniche: l’appennino occidentale (moltissimi comuni delle province di Lucca e Massa-Carrara), quello centrale (Mugello, appennino pistoiese, alcuni comuni pratesi), quello orientale (Casentino, Valtiberina e parte del Valdarno). C’è poi l’area delle Colline metallifere e della Toscana centrale (include comuni di quattro province, Grosseto, Livorno, Pisa e Siena) e dell’Amiata a e Toscana sud (diversi comuni grossetani e senesi). Infine l’arcipelago toscano (Elba più Capraia) che però, come emerge dall’analisi, ha caratteristiche completamente diverse dalle altre cinque aree: le sue caratteristiche isolane, legate al turismo balneare, sono decisamente prevalenti su quelle montane.
La popolazione
La dinamica demografica segnala una tendenza all’arresto dei fenomeni di autentica ‘fuga dalla montagna’ registrati nei decenni passati. Oggi lo spopolamento graduale prosegue soltanto nelle aree più periferiche e lontane dai centri abitati (-6% negli ultimi quindici anni).
Le zone montane più vicine alle città non solo hanno interrotto l’esodo ma danno segnali positivi (tra il +1 e il +3%) con lievi incrementi di popolazione.
Prosegue invece in tutte le aree montane la tendenza a avere un indice di vecchiaia più elevato che altrove.
Il sistema produttivo
Complessivamente nelle aree montane lavorano 188mila addett,i pari al 13% del totale regionale. Le specializzazioni maggiormente presenti rispetto alle aree montane sono quelle agricola e industriale mentre il resto della regione mostra una più decisa prevalenza terziaria. Il rapporto tra addetti è più basso di quello delle aree non montane. È infatti pari a 32 abitanti ogni centro contro 40.
Le aree con un’elevatissima specializzazione agricola sono quelle della Toscana meridionale, Colline metallifere e Amiata-Valdorcia. Elevate quote di addetti manifatturieri caratterizzano ancora tutto l’arco appenninico, soprattutto quello orientale (confezioni, abbigliamento e oreficeria) e centrale (tessile) mentre su livelli un po’ più bassi si colloca quello occidentale (marmo e carta).
Negli anni duri della crisi (2007-2014) la crisi ha comportato una crisi degli addetti nelle aree montane maggiore di quella nelle aree non montane (-10% rispetto a -8).
La presenza di tanti piccoli comuni
I comuni montani sono tipicamente poco popolati e soffrono pertanto di serie difficoltà organizzative nel gestire tutte le attività di cui sono titolari e nel garantire i servizi alla popolazione. Mediamente i comuni montani hanno una dimensione pari a 4.000 abitanti contro i circa 20.000 dei comuni non montani.
Per superare queste situazione sono state tradizionalmente proposte molte soluzioni associative, dalle comunità montane alle gestioni associate dei servizi, sino ad per arrivare alle unioni dei comuni. In Toscana le unioni dei comuni, nate in molti casi dalle ceneri delle comunità montane sono 24 e comprendono 64 comuni.
Negli ultimi anni si è sviluppato anche il fenomeno delle fusioni di comuni: si sono tenuti 20 referendum e sono stati in 11 i casi, in gran parte in aree montane, ha prevalso il partito del sì alla fusione.
L’indagine Irpet
Il lavoro sulla montagna dell’Irpet, istituto di programmazione economica, realizzato da Sabrina Iommi e Donatella Marinari, sarà presentato ufficialmente giovedì 6 luglio nella prima sessione plenaria degli Stati generali della montagna, a Firenze.