Home Cosvig Campi Flegrei: tutto pronto ma ancora non partono le esplorazioni

Campi Flegrei: tutto pronto ma ancora non partono le esplorazioni

425
0
CONDIVIDI
Il progetto coordinato dall’INGV prevede di effettuare trivellazioni profonde nell’area vulcanica dei Campi flegrei per conoscere innanzitutto il fenomeno che ne è alla base per motivi di sicurezza e per utilizzarne eventualmente la potenzialità per la produzione di energia

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) è la sigla di un grande esperimento scientifico Internazionale, e secondo gli addetti ai lavori probabilmente il più importante esperimento al mondo nel campo della vulcanologia.

Ma non riesce a decollare perché a fronte delle preoccupazioni espresse da una parte della popolazione le amministrazioni che avrebbero dovuto rilasciare i permessi non lo hanno ancora fatto. Nonostante le rassicurazioni da parte dei ricercatori che non esiste alcun rischio per la popolazione.

Il progetto, che ha avuto una fase di elaborazione di cinque anni, ha l’obiettivo di studiare in maniera diretta, anche attraverso perforazioni crostali, l’area vulcanica dei Campi Flegrei, ad ovest del centro abitato di Napoli, considerata una delle aree a più alto rischio al mondo data l’alta urbanizzazione. Lo studio avrebbe tra i suoi scopi quello di raccogliere maggiori elementi di conoscenza proprio per poter diminuire il rischio vulcanico dell’area. Oltre, naturalmente, ad offrire un’incredibile opportunità per studiare le potenzialità e le migliori tecnologie di sfruttamento di quella che, specialmente in Italia, potrebbe essere tra le energie del futuro, essendo la geotermia un’energia rinnovabile e capace di sostituire, anche in termini quantitativi, gran parte dei combustibili fossili.

«L’idea di base del progetto di perforazione profonda dei Campi Flegrei – spiegavano in un testo scientifico due dei suoi responsabili, Giuseppe De Natale e Claudia Troise dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- è quella di convertire parzialmente l’altissimo rischio vulcanico che caratterizza l’area napoletana in un’opportunità di avanzamento scientifico e tecnologico, con importanti ricadute economiche. Il progetto si propone, infatti, di fare dei Campi Flegrei un grande laboratorio naturale internazionale per affrontare, in un contesto multi-disciplinare, alcuni dei problemi fondamentali non solo per la Campania, ma per l’intero sistema economico nazionale: l’ambiente (ed i rischi associati), l’innovazione tecnologica e la questione energetica».

Il CFDDP nasce a fine 2010 ed è sponsorizzato e finanziato dal Consorzio Internazionale per le Perforazioni Profonde Continentali (ICDP); è coordinato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ed annovera tra i suoi partners i più importanti istituti di ricerca internazionali, oltre a molti istituti italiani.

Il sito per l’esplorazione è previsto che venga messo a disposizione dalla società Bagnolifutura, anche se il proprietario dei terreni è il Comune ed è qui che si è arenato il progetto perché ancora l’amministrazione partenopea non ha dato il via libera.

«L´esperimento Campi Flegrei deep drilling project è finanziato – spiega Giuseppe De Natale – da organismi pubblici internazionali tra i quali l´Icdp (il Consorzio mondiale per le perforazioni scientifiche, lo stesso della perforazione sulla faglia di San Andreas che ha rappresentato il più grande passo avanti della sismologia negli ultimi decenni). Prevede due pozzi nell´area di Bagnolifutura, uno superficiale (500 metri) ed uno profondo (3500 metri) per l´installazione di sistemi altamente innovativi in fibre ottiche per rilevare anche i più piccoli terremoti e deformazioni oggi non rilevabili. In ottobre ci accingevamo ad iniziare la perforazione quando una campagna di stampa fuorviante ha spinto il sindaco Iervolino allo stop momentaneo. Ma lo ribadisco: i rischi per la popolazione residente sono assolutamente e dimostrabilmente nulli: non a caso nell´area flegrea ci sono un centinaio di pozzi, perforati con tecnologie oggi obsolete a partire dagli anni ´40 e fino ad oltre 3 km di profondità, senza che siano mai accaduti incidenti».

Intanto, in attesa di una risposta dal Comune di Napoli per iniziare le ricerche con le trivellazioni in profondità, i ricercatori dell´INGV stanno cercando altri luoghi su cui eseguire sondaggi superficiali per conoscere meglio le eruzioni passate dei Campi Flegrei e prevedere quelle future.