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La Gran Bretagna vara il “conto energia termico” e il Bangladesh potrebbe entrare presto nella schiera dei paesi geotermici

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Il Regno Unito ha approvato una norma per regolare il sistema degli incentivi alle rinnovabili termiche, tra cui la geotermia; il Bangladesh, potrebbe diventare il ventiseiesimo paese al mondo ad utilizzare la geotermia

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

Il Bangladesh si potrebbe presto unire alla schiera dei paesi che sul pianeta utilizzano la geotermia. Il condizionale è d’obbligo dato che la società che ha condotto gli studi di fattibilità e condurrà ora quelli decisivi a selezionare il posto più adatto dove far sorgere l’impianto, ha annunciato di aver chiesto l’approvazione da parte del governo locale per avviare la realizzazione di un impianto geotermico nel distretto di Thakurgaon, nel nord del Paese. Ma il progetto sembra comunque essere sotto una buona stella dato che il Servizio geologico del Bangladesh e i ministeri delle Risorse idriche e dell’Ambiente hanno già espresso pareri favorevoli.

«Sarà il primo impianto geotermico in Bangladesh – ha commentato Abdur Rahim, direttore della società. – I nostri studi hanno dimostrato che alcuni distretti settentrionali sono il luogo ideale per sfruttare l’acqua calda della terra per generare energia».

Una volta che saranno rilasciate le autorizzazioni necessarie il progetto della società che ha sede a Dhaka, la capitale del paese asiatico, prevede la realizzazione di 28 pozzi profondi, da cui trarre il vapore necessario a far funzionare la turbina collegata a un generatore di energia elettrica da 200 megawatt di potenza con costi pari a circa un terzo di quelli che sarebbero necessari per una centrale di potenza analoga alimentata a gas.

Una potenza non indifferente data la carenza di energia elettrica del Bangladesh, dove, a fronte di una popolazione di oltre 156 milioni di abitanti, il totale della potenza elettrica installata è attualmente di circa 6.000 MW.

Mentre il Bangladesh si appresta a diventare il ventiseiesimo paese al mondo ad utilizzare la geotermia il Governo del Regno Unito ha approvato ufficialmente una norma per regolare il sistema degli incentivi alle rinnovabili termiche, tra cui la geotermia.

Il “Renewable Heat Incentive” (RHI) , una sorta di conto energia termico, vale per gli impianti di piccola potenza alimentati con il sole, le biomasse e la geotermia a bassa entalpia.

Il RHI entrerà in vigore quest’anno per le industrie e il settore commerciale, mentre da ottobre 2012 sarà disponibile anche per le famiglie e le aziende e andrà avanti per 20 anni.

«Questa incentivazione è la prima del suo genere al mondo» ha detto Chris Huhne, segretario di Stato britannico all’energia e al cambiamento climatico. «Aiuterà il Regno Unito – ha continuato Huhne- a diminuire la sua dipendenza dai combustibili fossili, riducendo le emissioni di carbonio e nel contempo incoraggiando l’innovazione, l’occupazione e la crescita in nuove tecnologie avanzate».

Il nuovo sistema di incentivi ha l’obiettivo di implementare l’installazione di apparecchiature per la produzione termica come pompe di calore, caldaie a biomasse e pannelli solari termici per ridurre le emissioni e sostenere gli attuali 150.000 posti di lavoro nel settore del riscaldamento.

Secondo le stime del Dipartimento per l’Energia e per i cambiamenti climatici del Regno Unito grazie a questi incentivi si potrà raggiungere nel 2014 un numero sette volte superiore rispetto all’attuale di impianti termici alimentati da fonti rinnovabili.

In particolare si prevede che potranno essere istallati sino a 13.000 impianti nel settore industriale e sino a 110.000 tra settore pubblico e commerciale, mettendo in moto investimenti per 4,5 miliardi di sterline, con notevoli ricadute positive sull’occupazione lungo tutta la filiera.

L’altro obiettivo che potrà essere ottenuto con il nuovo sistema di incentivi alle rinnovabili termiche è la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, cui il settore del riscaldamento dà un contributo significativo.
Attualmente circa la metà delle emissioni di CO2 del Regno Unito sono da attribuirsi all’energia utilizzata per produrre calore che per circa il 95% proviene dalla combustione di fonti fossili. Tra l’altro, a causa del declino delle scorte interne, queste fonti fossili devono essere in gran parte importate facendo aumentare la dipendenza energetica del Regno Unito.

Le previsioni del Governo britannico indicano – grazie al RHI- una riduzione di 44 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio al 2020, equivalente alla CO2 annuale emessa da 20 centrali a gas di nuova generazione.