La risposta toscana al decreto Romani sulle energie rinnovabili ormai si riassume con una sola parola: mobilitazione. La chiede il presidente della Regione Enrico Rossi, la sollecita il segretario regionale della Cgil Alessio Gramolati, la vuole il presidente regionale di Cna Valter Tamburini che su questo ha inviato una lettera ai parlamentari toscani e stamani ne consegnerà una uguale al prefetto di Firenze. La auspicano, insomma, tutte le parti in causa, dall’Uncem all’Unione industriali di Prato al presidente della provincia di Grosseto Leonardo Marras.
Il governatoredella Regione ha appena finito di lanciare il suo appello "a tutta la Toscana, a istituzioni, forze sociali imprenditoriali, sindacali e di categoria per una mobilitazione e una protesta contro il deI decreto» che ecco arrivare in massa le adesioni. La ragione è semplice e la dice chiara e tonda il presidente Cna Tamburini: "Sono almeno 20mila i posti di lavoro in pericolo nelle imprese edili e impiantistiche che lavorano su fotovoltaico, pannelli solari e certificazione energetica degli edifici. Ad alcune aziende sono già stati annullati lavori di notevole entità».
Eccola qua la spiegazione della rabbia che sta montando di ora in ora in tutte le categorie produttive. Se il provvedimento non verrà modificato e presto sono a rischio migliaia di imprese e decine di migliaia di lavoratori nella nostra regione. I primi a essere stati colpiti sono i 370 dipendenti della Isi, ex Electrolux: con un tempismo perfetto il governo è riuscito a far saltare il passaggio di proprietà dell’azienda alla Easy Green di Sebastiano Gattorno, ed era un’operazione messa a punto dopo mesi lunghissimi e faticosissimi. Ma è solo l’inizio, il direttore della Power One Giuseppe Ricci, a capo della multinazionale americana con sede a Terranuova Bracciolini (Ar), ha dichiarato: «Se non cambiano il testo saremo costretti ad abbandonare l’Italia. Oltre 1300 lavoratori perderanno il posto». E il presidente della provincia di Grosseto Leonardo Marras parla di pericolo per 300 aziende che lavorano con il fotovoltaico nel grossetano.
Giusto per soffermarsi sui grandi numeri, poi ci sono le piccole realtà. Ieri un imprenditore agricolo di Campagnatico, che sta costruendo due capannoni con impianto fotovoltaico, ha scritto al presidente Rossi di non potere più accedere ai 555mila euro finanziati dalla banca perché questa ha pensato bene di bloccare il finanziamento all’indomani del decreto. Insomma, è uno sfacelo. «Non si spegne il sole per decreto – dice Gramolati – e non ci tranquillizzano nemmeno i 20 giorni di tempo presi dal ministro per la definizione degli incentivi. 20 giorni sono tanti per chi ha deciso di investire e rischiano di fare la differenza fra sviluppo sostenibile e declino, fra lavoro e disoccupazione». Infine, il vicepresidente dell’Unione industriale pratese Riccardo Matteini conclude: «Per colpire gli scorretti si penalizzano gli investimenti di tutti».