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Agroenergie a tutto gas

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Il bilancio costi-benefici fatto dall’Osservatorio agroenergia parla di un vantaggio economico nel settore tra 14 e 20 miliardi di euro tra riduzione dell’import di greggio e metano, l’evitato smaltimento di scarti, la crescita del Pil e dell’occupazione.

Fonte: Rinnovabili e Territorio

Autore: Redazione

L’Italia dovrà produrre entro il 2020 il 17% dell’energia lorda da fonti rinnovabili, per rispettare gli impegni che derivano dalla direttiva 20-20-20: di questa quota il 3% potrebbe provenire dal settore agro energetico.

Non solo, le agroenergie potrebbero dare all’Italia benefici sino a fino a 20 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. A presentare queste cifre è l’Osservatorio Agroenergia – curato dalla società di ricerca e consulenza Althesys e commissionato da Confagricoltura ed EnergEtica Onlus. Cifre che sono state presentate a Tortona in occasione della Mostra Convegno Agroenergia che si è svolta il 3, 4 e 5 marzo.

«Secondo la nostra analisi- ha spiegato Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys e capo del team di ricerca- il valore dei benefici relativi alle agroenergie batte nettamente quello dei costi. In un primo scenario di sviluppo ordinario per il settore, che riprende gli obiettivi del Pan, il Piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili, la potenza installata raggiungerà nel 2020 i 3.820 MW. In un secondo scenario, accelerato ma credibile, i 4.860 MW. Nel primo caso il sistema italiano guadagnerebbe 13,9 miliardi di euro, nel secondo 19,9».

Cifre che derivano da un insieme di fattori tra cui i costi evitati per la riduzione dell’import di greggio e metano, l’evitato smaltimento di scarti che diventano, invece, materia prima energetica, la crescita del Pil e l’occupazione.

Vanno poi considerati gli incentivi previsti dal Decreto di recepimento della direttiva rinnovabili approvato la settimana scorsa dal Consiglio dei Ministri, che ha risparmiato il settore delle biomasse dai tagli destinati, invece, alle altre energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Anche se il clima d’incertezza che questo Decreto ha introdotto non risparmia nessun settore delle energie rinnovabili.

«Le nuove norme hanno toccato in modo più pesante altri segmenti dell’energia “pulita”, ma hanno conseguenze indirette anche sui settori delle biomasse e delle altre agroenergie- hanno dichiarato gli organizzatori di Agroenergia, segnalando che – l’incertezza normativa spaventa gli investitori, il mondo finanziario e quegli imprenditori che si erano impegnati sulla base delle regole precedenti varate pochissimi mesi fa, e ora di nuovo in cambiamento».

«La produzione di energia da biomasse dovrà aumentare da 2,2 a 9,8 Mtep entro il 2020. 7,6 Mtep in più – ha spiegato Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura intervenuto al convegno di apertura – che rappresentano praticamente la metà delle energie da fonti rinnovabili che l’Italia dovrà produrre da qui a meno di dieci anni».

<<In tale contesto – ha continuato Vecchioni- l’agricoltura nazionale può ambire ad avere un ruolo di primo piano rispetto agli obiettivi nazionali di sviluppo delle energie rinnovabili. Il solo comparto agricolo può fornire, tramite l’energia da biomasse, almeno 3 dei 17 punti percentuali richiesti all’Italia dalla Direttiva 20-20-20».

Secondo i calcoli dell’Osservatorio, in base a quanto previsto dal Decreto legislativo, gli incentivi alle biomasse potrebbero essere quantificati tra i 5,2 e i 6,6 miliardi di euro e oltretutto – come ha osservato Piero Mattirolo, amministratore delegato di EnergEtica, la società che promuove e organizza la Mostra Convegno Agroenergia «gli incentivi che occorrono per fare decollare questo nuovo settore hanno un effetto moltiplicatore che li ripaga da 3 a 4 volte».

Un settore che- dicono ancora all’Osservatorio – «in controtendenza con il resto dell’economia, sta crescendo a tassi di due cifre e sta creando lavoro qualificato in campi innovativi. I dati ci confermano che biomasse, biogas, biocarburanti e fotovoltaico agricolo danno una grossa mano all’agricoltura, riducono la dipendenza dal petrolio e sono un buon affare per l’Italia».

Inoltre le rinnovabili agricole potrebbero contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 fino a 280 milioni di tonnellate nei prossimi dieci anni e il loro sviluppo- prevedono dall’Osservatorio- potrebbe arrivare a impiegare il 10,3% della superficie agricola utilizzata (Sau) – che è diminuita del 27% rispetto al 1970 – che si tradurrebbe in circa 10mila posti di lavoro.

In alcuni settori, come quello del biogas, l’Osservatorio segnala che la crescita negli ultimi due anni è stata addirittura del 285%, rendendo il mercato italiano il più dinamico al mondo. L’analisi indica ancora che la filiera agroenergetica può produrre entro il 2020 un numero di addetti aggiuntivi nel settore agricolo di ben 10mila unità (calcolati al netto di quelli che si sarebbero creati in assenza dello sviluppo delle agroenergie).

Previsioni che non vengono intaccate dal Decreto sulle rinnovabili varato dal Governo il 3 marzo scorso e di cui i rappresentanti del settore agro energetico- in controtendenza rispetto alla gran parte degli operatori delle rinnovabili- si dicono pienamente soddisfatti.

«Di particolare rilevanza per lo sviluppo del biogas – ha rilevato Piero Mattirolo – sono le disposizioni che mantengono in vigore l’attuale tariffa omnicomprensiva fino al 31 dicembre 2012, assicurando la validità dei conti economici degli investitori che avevano impianti in costruzione. Inoltre – prosegue Mattirolo – viene finalmente sanata la situazione di quella trentina di impianti entrati in esercizio prima del 2008 che si trovavano a essere ingiustamente penalizzati dalla svalutazione dei certificati verdi. Senza dimenticare l’introduzione di un canale preferenziale per la destinazione del biogas a biometano, prevedendo tre modalità di incentivo».