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Pesa l’eredità dei pannelli installati entro il 2010

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Sui tagli al fotovoltaico previsti dal Dlgs. Rinnovabili ha influito la norma che consente agli impianti ultimati entro lo scorso 31 dicembre di ottenere gli incentivi del 2010 (più ricchi), purché entrino in esercizio entro il 30 giugno 2011.

Fonte: Il Sole24ore

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Come nella migliore tradizione italica: tutta colpa di un codicillo. Un comma apparentemente innocuo, dettato per tutelare chi ha investito nel fotovoltaico dai ritardi di connessione alla rete elettrica. La norma incriminata, introdotta durante la conversione in legge del Dl 105/2010, è il cosiddetto salva-Alcoa, che consente agli impianti ultimati entro lo scorso 31 dicembre di ottenere gli incentivi del 2010 (più ricchi), purché entrino in esercizio entro il 30 giugno 2011.
Una breve cronaca degli ultimi mesi aiuta a capire come sia scattato il corto circuito che rischia di costare carissimo all’industria italiana del fotovoltaico.
Siamo fine a dicembre, e le comunicazioni di fine lavori arrivano a migliaia al sito del Gse, tanto che i funzionari decidono di consentire anche l’invio per posta e via email. Quando il Gse fa un primo bilancio, per gli operatori è una doccia gelata: in tutto sono arrivate 55mila comunicazioni, pari a 4.000 megaWatt di potenza installata. Un dato che, sommato agli impianti già attivi, porta il totale nazionale pericolosamente vicino all’obiettivo di 8.000 megaWatt fissato per il 2020.
Il comunicato del Gse è del 24 gennaio. Due giorni dopo esce la segnalazione dell’Autorità per l’energia, che chiede di «arginare l’oneroso proliferare di richieste (…) avanzate a fini puramente opportunistici». Di colpo, l’aria intorno al fotovoltaico diventa pesante.
Due settimane fa a Roma, alla Conferenza dell’industria solare organizzata da Solarpraxis, il timore di una stretta era palpabile tra il pubblico. «Dovremo pagare il conto per chi ha fatto il furbo – osservava sottovoce un operatore – comunicando di aver ultimato impianti inesistenti pur di ottenere gli incentivi più ricchi».
Proprio alla Conferenza i funzionari del Gse hanno precisato i dati sul salva-Alcoa, aggiornati al 22 febbraio: 54.180 impianti ultimati entro il 2010, per una potenza di 3.754 megaWatt. Sempre alla Conferenza, il Gse ha reso noti gli esiti dei primi controlli: circa 350 verifiche mirate sugli impianti più grandi, che hanno evidenziato una trentina di casi in cui i moduli fotovoltaici, pur presenti sul posto, erano ancora negli scatoloni, da installare.
Oggi è probabile che tutti gli impianti siano stati ultimati – anche quelli che non lo erano a fine 2010 – ma il Gse promette massima vigilanza anche per il futuro: chiederà la bolla d’accompagnamento con la data di consegna del materiale e riscontrerà le fotografie allegate alle comunicazioni. Di certo, però, l’eredità di questo codicillo peserà tantissimo sul settore.