Da una parte il governo, unito nel sostegno al decreto sulle rinnovabili. Dall´altra una coalizione molto vasta formata dall´opposizione, dagli operatori del settore, dagli ambientalisti, dai sindacati. Il testo approvato ieri mattina da Palazzo Chigi, con le correzioni dell´ultima ora, è riuscito a tenere compatto il fronte dei ministri, ma ha reso evidente la spaccatura tra l´esecutivo e un´ampia parte della società civile.
Il no secco del ministro dell´Ambiente Stefania Prestigiacomo ha bloccato il tentativo di imporre un tetto al fotovoltaico al 2020 equivalente alla potenza che sarà installata nel giro di un anno (8 mila megawatt). Ma il rimedio, secondo gli oppositori, è peggiore del male: misura e modalità del taglio agli incentivi saranno rese note solo entro il 30 aprile e scatteranno a partire dal primo giugno. Si aggrava cioè la sindrome italiana: l´incertezza cronica sulle decisioni strategiche e una continua tendenza a cancellare, anche retrospettivamente, gli impegni presi.
Il no secco del ministro dell´Ambiente Stefania Prestigiacomo ha bloccato il tentativo di imporre un tetto al fotovoltaico al 2020 equivalente alla potenza che sarà installata nel giro di un anno (8 mila megawatt). Ma il rimedio, secondo gli oppositori, è peggiore del male: misura e modalità del taglio agli incentivi saranno rese note solo entro il 30 aprile e scatteranno a partire dal primo giugno. Si aggrava cioè la sindrome italiana: l´incertezza cronica sulle decisioni strategiche e una continua tendenza a cancellare, anche retrospettivamente, gli impegni presi.
Le altre decisioni contenute nel decreto legge riguardano il taglio ai certificati verdi che sostengono l´eolico (meno 22 per cento); una quota obbligatoria di energia verde nelle nuove case; la decisione di mantenere il discusso meccanismo delle aste al ribasso per gli impianti oltre i 5 megawatt; un doppio vincolo per il fotovoltaico in agricoltura (non più di un megawatt e al massimo sul 10 per cento del terreno disponibile). Proprio quest´ultimo punto ha creato una frattura all´interno della maggioranza. Secondo Forza Sud «Galan è intenzionato a usare gli incentivi per le rinnovabili per pagare le multe alle quote latte delle aziende agricole del Nord».
Il ministro delle Politiche agricole, da parte sua, ha plaudito alla decisione del governo dichiarando «le pale al vento nel nostro paesaggio non possono più essere tollerate, quindi ci sarà più energia idraulica e fotovoltaica» ma si vieteranno i «grandi campi fotovoltaici che sono una bestemmia dal punto di vista paesaggistico e un insulto all´agricoltura». Nonostante questi vincoli, Stefania Prestigiacomo ritiene che si possa raggiungere l´obiettivo europeo del 17 per cento di energia da fonti rinnovabili al 2020. E il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha parlato di una «nuova stagione per l´energia pulita».
Una stagione di declino programmato per favorire il nucleare, ribattono le opposizioni che mettono a confronto l´indecisione italiana con la capacità di programmazione industriale della Germania che ha già realizzato una potenza fotovoltaica tre volte maggiore rispetto alla nostra e ha fissato un obiettivo al 2020 di 52 mila megawatt mentre in Italia si discuteva sugli 8 mila.
Una stagione di declino programmato per favorire il nucleare, ribattono le opposizioni che mettono a confronto l´indecisione italiana con la capacità di programmazione industriale della Germania che ha già realizzato una potenza fotovoltaica tre volte maggiore rispetto alla nostra e ha fissato un obiettivo al 2020 di 52 mila megawatt mentre in Italia si discuteva sugli 8 mila.
Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, «le decisioni del Consiglio dei ministri sulle energie rinnovabili sono un disastro. Si lascia per mesi nell´incertezza chi deve investire e le banche negheranno i finanziamenti: siamo a un blocco di fatto». Tutte le associazioni di settore, comprese quelle che raccolgono le grandi industrie dell´energia, stanno valutando il decreto sotto il profilo dell´incostituzionalità.