Home Cosvig Le grandi opportunità della geotermia in America Latina e nei Caraibi

Le grandi opportunità della geotermia in America Latina e nei Caraibi

982
0
CONDIVIDI
L’America Latina ed i Caraibi hanno avviato la transizione energetica “descarbonizada” con lo sviluppo di eolico, fotovoltaico, solare termico, geotermia gli agro-carburanti brasiliani e i veicoli elettrici che necessitano del litio prodotto nei salar della Bolivia e del Cile.

Fonte: Greenreport.it

Autore: Greenreport.it

In crescita enorme sembra soprattutto l’energia geotermica che in America centrale costituisce già la seconda fonte di energia rinnovabile per importanza. Lo sa bene l’Enel che è presente in forze in El Salvador, Nicaragua, Guatemala e Cile.

Secondo le indagini attuate e in corso questa risorsa avrebbe un potenziale di 5.000 MW distribuito tra Costa Rica, Guatemala, El Salvador e Nicaragua. Per quanto riguara Panama e Honduras esistono solo stime preliminari, ma le somiglianze tra le condizioni geologiche e tettoniche dei due Paesi con i loro vicini fanno pensare ad abbondaniti risorse geotermiche anche li.

Lenin Cardozo su La Cla@se.info spiega che «Il Costa Rica, per esempio, ha iniziato l’esplorazione di 2 giacimenti di vapore nell’ovest del Paese, con l’obiettivo di installarvi gli impianti geotermici Las Palias II e Borinquen. Pensano di investire 1,5 milioni di dollari in materiali necessari per realizzare 10 perforazioni esplorative, che potrebbero arrivare fino a 3.000 metri. Si stima che il loro  potenziale geotermico sia di 865 MW. Il Guatemala è l’altra nazione di riferimento per il geotermico, che per il 2022 punta a produrre il  60% delle sue necessità energetiche mediante impianti geotermici. El Salvador dispone già di importanti centrali geotermiche: una a Berlín, Usulután, e la seconda ad Ahuachapán, che apporta il 26% (180 megawatt), del consumo energetico totale di questa nazione. In Nicaragua, in materia geotermica, è iniziata la prima tappa che contempla la trivellazione dei pozzi di reinezione di acqua e di pozzi che producono vapore sufficiente per la produzione energetica, la edificazione delle torri di raffreddamento, un impianto per distribuire energia e l’installazione di turbine, queste attività sono parte del rogetto San Jacinto Tizate, gestito da Polaris Energy de Nicaragua, che aspira a produrre c on le sue turbine 72 megawatt».

Nei Caraibi Saint Kitts e Nevis hanno scoperto di recente diversi giacimenti geotermici che permetterebbero a questo piccolo arcipelago indipendente, poco più grande dell’isola d’Elba, di disporre di 50 MW di energia pulita, mentre il consumo totale di energia della sua popolazione arriva a 10 MW. Saint Kitts e Nevis potrebbe diventare quindi davvero il primo Paese del mondo ad emissioni zero ed esportare l’energia prodotta in ecesso alle altre isole-Stato caraibiche, che si stanno dando da fare anche loro in questo campo.

Un’altra isola indipendente, Dominica, ha iniziato l’esplorazione geotermica a Soufriere, con risultati che sembrano buoni. Altrettanto sta facendo Saint Lucia, in accordo con la statunitense Qualibou Energy, per sviluppare impianti geotermici che dovrebbero arrivare a produrre 120 MW, più che sufficienti per un’isola con 175.000 abitanti: circa un terzo dell’energia prodotta verrà utilizzata da Saint Lucia ed il resto esportata con un cavo sottomarino nel vicino dipartimento d’oltremare francese della Martinica.

In Sudamerica ad avere un alto potenziale geotermico è il Cile, con le sue aree di attività vulcanica che fanno parte dell’anello di fuoco del Pacifico. Il governo di Santiago ha già ricevuto numerose richieste di licenze di esplorazione e proposte di investimenti ed ha già assegnato concessioni in 17 aree geotermiche a 9 imprese, con investimenti previsti per 106 milioni di doollari nei prossimi due anni.

In Colombia sono stati avviati studi di fattibilità nell’area del famigerato vulcano Nevado del Ruiz. Un progetto che prevede un costo iniziale di 190 milioni di dollari per la realizzazione degli studio di fattibilità tecnica, ambientale e finanziaria, per le trivellazioni esplorative e per le perforaziooni di pozzi produttivi, adeguamento delle infrastrutture di accesso, collegamenti alla rete elettrica nazionale, costruzione degli impianti e messa in opera commerciale».

Altre importanti risorse geotermiche si rtrovano in Bolivia, nella Laguna Colorada, nel dipartimento andino sudorientale di Potosí, ai confini con il CIle, con un potenziale stimato in 6.500 MW. Lo stesso potenziale dell’Equador, che vede nell’energia geotermica una fonte utilizzabile già nel breve periodo.Il progetto equadoregno di Carchi dovrebbe essere sviluppato attraverso un piano binazionale con la Colombia, dato che il giacimento è alla problematica frontiera tra i due Paesi sudamericani che hanno ritrovato il dialogo dopo un periodo di forti tensioni.

Secondo gli esperti giapponesi che stanno lavorando nel sud del Perù, il potenziale geotermico per produrre elettricità di questo grande Paese sudamericano arriva a 3.000 MW e sono già stati avviati gli studi per produrre energia dai campi geotermici di Borateras e Calientes nel dipartimento meridionale di Tacna. Secondo gli studi presentati «Il potenziale di produzione di elettricità di entrambi i campi arriva a 150 Mw, Calientes apprterà 100 Mw e  Borateros 50 Mw».

L’Argentina prevede di installare nel 2011 il primo impianto geotermico di prioduzione di elettricità a Despoblados, nella Valle del Cura, a 370 km dalla città di Iglesia. Una centrale geotermica che dovrebbe fornire alla rete elettrica della provincia de San Juan inizialmente 5 MW, con un investimento di 7 milioni di dollari: 2 per gli studi e le prospezioni in corso e 5 per la costruzione della centrale. Dopo l’entrata in servizio, l’impianto sarà immediatamente ampliato per arrivare a produrre 150 MW di energia elettrica.

Nel petrolifero Venezuela é l’est del Paese ad avere il maggior potenziale geotermico, valutato in circa 150 Mw. Sono già state avviate le prime indagini e esiste un forte interesse da parte del settore privato, sia nazionale che internazionale, ad investire nel settore. Resta da vedere cosa ne pensa l’imprevedibile e vulcanico presidente Hugo Chavez, che ha fatto del controllo dell’energia l’asse portante del suo socialismo caraibico che sta mostrando tutti i suoi limiti, con un crescente malcontento in patria e con la spericolata politica estera, tra l’appoggio a Gheddafi, il traffico di armi e di nucleare con Putin e l’intesa politico-commerciale e energetica con Hamadinejad .