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Geotermia dalle montagne al mare

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Prosegue il progetto per la realizzazione di un impianto di geotermia off-shore sfruttando il calore del vulcano sommerso Marsili

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Trento ha fatto partire recentemente i lavori per la costruzione di un impianto geotermico che sarà costituito da sei pozzi lunghi 140 metri, con relative sonde di diametro da 15 centimetri. Una volta completata, la struttura dovrebbe consentire di dimezzare tanto i costi per la climatizzazione estiva e invernale, quanto la Co2 immessa nell’ambiente.

Ma se fa notizia il fatto che tra le montagne trentine si scavi per sfruttare il calore della terra ben più notizia la fa il progetto in corso nello spicchio di mar Tirreno compreso tra le coste della Campania, Calabria e Sicilia e che conta di utilizzare il calore del più grande vulcano sommerso d’Europa.

Il vulcano in questione è il Marsili e il progetto è quello della prima centrale geotermica off-shore che verrebbe – qualora ve ne fossero le condizioni- realizzata sul pianeta. Un progetto che oltre ad aprire la strada verso la nuova frontiera della geotermia off-shore, potrebbe dare un notevole contributo alla diversificazione del mix energetico italiano, favorendo la crescita della produzione da fonti energetiche rinnovabili e l’abbattimento delle emissioni di gas serra in atmosfera.

Il Marsili, che si estende per un’area di 70 km di lunghezza, 30 di larghezza e 3.000 metri di profondità e la cui vetta rimane 450 metri sotto la superficie del Mar Tirreno, è un vulcano la cui attività, da tempo, è al centro di ricerche da parte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

L’interesse per le sue potenzialità energetiche ha dato vita anche a studi e ricerche volte a verificare la fattibilità dello sfruttamento geotermico sottomarino, considerato che tutta l’area di estensione vulcanica compresa in questo tratto del Tirreno meridionale pare essere una delle zone più ricche di giacimenti di fluidi geotermici al mondo.

Attualmente è in corso una campagna di esplorazione geotermica insieme ad un monitoraggio completo dell’area vulcanica di Marsili. La campagna è seguita da un comitato scientifico cui fanno parte diversi istituti di ricerca, oltre all’INGV, ovvero il centro di ricerche e studi sperimentali per le Geotecnologie dell’Università di Chieti (CeRs-GEO), l’istituito di scienze marine Ismar del Cnr e il Politecnico di Bari.

Dal programma di monitoraggio della zona tramite tecnologie innovative, non sono emerse particolari problematiche di natura ambientale. Ovvero nel tratto di mare oggetto del permesso di ricerca non risultano zone soggette a vincoli di tutela biologica, naturalistica e archeologica e l’attività di esplorazione non esercita alcuna influenza sul regime dei litorali, né sulla fruizione turistica delle aree costiere, inclusi gli aspetti paesaggistici.

Le indagini ambientali legate alle attività di esplorazione del campo geotermico Marsili si basano sulle analisi chimiche previste in letteratura che vanno ad affiancarsi alle indagini sulle attività vulcaniche e sismiche dell’area sottomarina.

Alla fine della campagna di indagine è previsto un progetto di perforazione dei pozzi esplorativi che permetterà di definire con certezza le caratteristiche di un serbatoio geotermico e di valutarne il potenziale.

L’attività di perforazione si prevede che venga sviluppata attraverso una struttura superficiale di supporto (piattaforma semisommergibile) che – secondo il progetto- dovrebbe essere realizzata entro il 2012 e – sempre da progetto- la prima unità produttiva off-shore dovrebbe essere in funzione nel 2015.

L’eventuale trasformazione in energia elettrica dei fluidi geotermici estratti – una volta effettuato il pozzo geotermico ed eseguite tutte le prove di produzione –dovrà necessariamente avere luogo in mare, al fine di evitare di disperdere il contenuto termico a causa di un eventuale trasporto sulla terraferma. Per questo si parla non solo di approvvigionamento del fluido geotermico in piattaforme marine ma di produzione geotermica off-shore. Ed è questo particolare che lo renderebbe- qualora fosse concretizzato- il primo progetto di produzione geotermoelettrica off-shore, che sarebbe realizzato utilizzando come sistema di sostegno dei macchinari adibiti alla produzione di energia elettrica piattaforme simili a quelle usate per dall’industria petrolifera, con i necessari adeguamenti.

La realizzazione di un ciclo produttivo geotermoelettrico sottomarino è, infatti, in corso anche in Messico, nel contesto del progetto IMPULSA (Alcocer e Hiriart, 2008). In questo caso però la produzione di energia elettrica dalle sorgenti idrotermali sottomarine del Golfo di California avviene tramite un generatore sottomarino, composto da uno scambiatore di calore in cui un fluido secondario viene portato ad evaporazione ed inviato alla turbina.