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Agricoltura ad Arcidosso: I maialini neri saranno Slow Food

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Arcidosso, via ai lavori per un presidio dedicato alla Macchiaiola. Dieci allevatori si sono fatti avanti.

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: Giovanna Mezzana

Sono una decina gli allevatori amiatini e maremmani che hanno raccolto l’invito di Slow Food. Si farà il presidio per la Macchiaiola maremmana: le carni di quei simpatici maialini neri, che hanno rischiato l’estinzione, rientreranno sotto la tutela della chiocciola rossa, simbolo del movimento globale per il cibo buono, sano e giusto. Si parte. Venerdì ad Arcidosso è stato posato il primo mattone: nella sala del consiglio comunale, in un incontro organizzato con il supporto della nuova Condotta Slow Food Amiata, c’era Francesca Badereschi, responsabile nazionale del Progetto Presìdi, Massimo Benacchini, albiniese e vice presidente di Slow Food Toscana, e i rappresentanti dei municipi amiatini – Arcidosso, Semproniano, Roccalbegna, Seggiano, Santa Fiora, Castel Del Piano – e questo dà il senso della coralità dell’iniziativa. C’erano una decina di allevatori, il meglio del comparto locale della trasformazione norcina. Ed erano presenti anche i soci imprenditori Conad che sostengono il progetto di presidio: sia economicamente – con un primo contributo di 4.000 euro – sia garantendo uno sbocco commerciale ai prodotti: prosciutto, salame, capocollo, rigatino… ottenuti dalla macellazione e dalla lavorazione delle carni di questo suino arriveranno presto sui banchi dei tre supermercati grossetani a marchio Conad. L’unione fa la forza. Lo scopo è: dare vita ad una aggregazione produttiva che valorizzi al meglio una razza tradizionale. E dare così una chance economica agli allevatori autoctoni che, uniti in un consorzio che fa fede a un disciplinare di produzione, potranno – forgiandosi del marchio Slow Food – strizzare l’occhio agli “utilizzatori finali”: ristoratori, distributori e operatori della Grande Distribuzione Organizzata; ma anche cittadini che potranno portare sulla propria tavola prodotti di qualità a prezzi non proibitivi (e anche questo appartiene alla filosofia di Slow Food). Carni speciali. Sull’Amiata non si parte da zero. Il suino nero è una razza iscritta nel Repertorio regionale toscano delle risorse genetiche animali, salvata dall’estinzione grazie ad alcuni allevatori amiatini – per ora i capi sono solo poche decine, ma si può fare di più – sostenuti da Vagal, progetto transfrontaliero, avviato nel 2010 e di cui è capofila la Provincia di Grosseto. Proprio sull’Amiata, a Seggiano, nell’azienda agricola Il Felcetone, Vagal ha individuato il centro pilota per il recupero di quella che è una delle razze suine più primitive e rustiche del Belpaese. Gli allevatori amiatini si sono rimboccati le maniche e hanno allevato questi maiali nel rispetto delle tradizione e facendo propria la filosofia per la biodiversità: li hanno tirati su allo stato semibrado. Risultato? La carne di questi suini ha acidi grassi polinsaturi, cioè Omega 3: quelli del pesce, quelli che il medico ci dice di inserire nella dieta dei nostri bambini. Prossima tappa. Prossima tappa, a fine febbraio, quando gli allevatori incontreranno di nuovo Slow Food e si comincerà a ragionare sul disciplinare da mettere a punto. Chi fosse interessato ad aderire al presidio o a saperne di più può contattare Massimo Bernacchini, scrivendo un’e-mail a infoslowfoodtoscana@gmail.com.