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Immigrazione, ecco le storie e le esperienze degli oltre dodicimila rifugiati in Toscana

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Alla fine del 2016 il numero dei rifugiati presenti in Toscana ha superato quota 12.000.

Fonte: Toscana-Notizie

Autore: Tiziano Carradori

Sono infatti 11.415 quelli accolti nelle 771 strutture distribuite in tutte e dieci le province toscane. A questi si aggiungono i 679 ospiti delle 14 strutture che fanno capo allo Sprar (Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). La stragrande maggioranza, 231 su 279, dei Comuni toscani ospita migranti divisi in piccoli gruppi, circa venti in media per struttura, al massimo qualche decina. È il modello toscano di accoglienza diffusa sul territorio, un’esperienza che ha preso il via nel 2011.

Nel tempo il numero dei migranti è cresciuto, dai circa 1.800 di inizio 2013, ai 5.500 dell’estate 2015, ai 6.400 di fine 2015, ai 9.500 del giugno dello scorso anno. In Toscana sono circa un centinaio le cooperative e le associazioni che gestiscono le strutture di accoglienza. Uno solo dei Comuni toscani, Torrita di Siena, ha scelto di gestire in proprio l’accoglienza e con i risparmi sui 35 euro al giorno che riceve per ogni rifugiato, ha deciso di istituire un fondo destinato ad alimentare quello per le politiche sociali.

Anche se chi è senza permesso di soggiorno non puo lavorare, sono numerosi i migranti che in questi anni hanno dato la loro disponibilità a fare attività utili. Alcuni di loro dall’ottobre scorso lavorano all’interno del Parco regionale di San Rossore al recupero di aree incolte per farne orti sociali. Diciotto sono quelli impegnati dal Consorzio di bonifica nella ripulitura di fiumi e torrenti a Firenze e Pistoia. Il loro lavoro ha permesso di recuperare più di una tonnellata e mezzo di rifiuti.

A San Casciano in Val di Pesa i rifugiati si sono uniti ai nonni per accompagnare i bimbi da casa a scuola e viceversa. A Pistoia curano l’apertura e tengono pulito un giardino pubblico. C’è poi chi è diventato soccorritore per un’associazione del volontariato socio sanitario, chi opera per tenere puliti sentieri di montagna e recuperare le vecchie fonti.

Nell’ottobre scorso ha preso il via ospitalità nelle famiglie che si sono dichiarate disponibili a farlo: a Firenze Letizia e Sergio hanno aperto le porte della loro casa a Mohammed, che viene dal Gambia e starà con loro per almeno sei mesi. E gli italiani si specializzano in accoglienza: in venti a Prato frequentano il primo master universitario pensato per chi accoglie o deve programmare accoglienza e progettare politiche legate all’immigrazione.