Efficienza ed ottimizzazione sono due parole ricorrenti all’interno di qualsiasi strategia industriale, ed ancor più se stiamo parlando di energia, sopratutto di produzione di energia.
Nel campo della produzione elettrica da fonte geotermica la questione è stata presa molto sul serio dai progettisti Enel che, negli ultimi tempi sembrano essersi concentrati su come sia possibile aumentare la produttività e il rendimento delle centrali agendo, appunto, solo sul lato efficienza ed ottimizzazione.
L’accoppiamento della fonte geotermica alle altre fonti rinnovabili sembra essere la chiave di volta per riuscire nel difficile compito. Almeno a giudicare dagli ultimi esempi.
A Stillwater, sito inaugurato in Nevada alla fine del Marzo scorso, ai 33 MW geotermici sono stati affiancati 27 MW di solare fotovoltaico e 2 MW di solare termodinamico destinati ad ottimizzare ed integrare i cicli produttivi. Il risultato è stato assolutamente incoraggiante, potendosi registrare un incremento nella produzione di circa il 3,6%.
“Il geotermico e il solare (termodinamico e fotovoltaico) sono complementari,” si leggeva nel comunicato stampa ufficiale di Enel Green Power “poiché la produzione del solare aumenta nei giorni più caldi e soleggiati dell’anno, quando l’efficienza termica dell’impianto geotermico è inferiore. La maggiore erogazione di potenza nelle ore di picco consente inoltre un profilo di produzione più load-following. Nel contempo, la condivisione delle infrastrutture esistenti consente una riduzione dei costi e un minor impatto ambientale per unità di energia prodotta e consegnata”.
Nel Maggio scorso, nel cuore pulsante della geotermia, ovvero in Toscana, ai 20 MW di potenza geotermoelettrica della centrale Cornia 2 è stato affiancato un impianto a biomassa forestale di filiera corta che integra la produzione geotermica con 5 MW di potenza aggiuntiva, per oltre 30 GWh/anno di maggior produzione con più di 13mila tonnellate annue di CO2 evitate. In quel caso, infatti, l’impianto aggiuntivo -che si alimenta attraverso l’approvvigionamento di materiali vergini nel raggio dei 70 km circostanti- viene utilizzato per elevare la temperatura del vapore proveniente dai pozzi (da circa 150 a 380°C) accrescendone di fatto il potenziale produttivo e quindi aumentando l’efficienza dell’intero sistema.
“Un’innovazione tecnologica di grande valore che integra un insediamento industriale già esistente, mantiene la totale rinnovabilità della risorsa e del ciclo e coniuga due fonti rinnovabili per una produzione che apre nuovi scenari a livello internazionale” secondo quanto affermato da Massimo Montemaggi, responsabile geotermia di Enel Green Power.
Scenari che continuano a svilupparsi, evidentemente. È di questi giorni, infatti, la notizia dell’ulteriore passo in questa direzione con l’annuncio da parte di EGPNA Inc.-Enel Green Power North America della messa in operatività “della prima centrale industriale di grande taglia a tecnologia geotermica-idroelettrica integrata presso Cove Fort nello Utah. A Cove Fort, Egpna abbina infatti un generatore verticale completamente sommergibile a un pozzo di iniezione geotermico, combinando l’energia geotermica e idroelettrica nello stesso sito”.
La centrale di Cove Fort, spiegano da Enel, ha una capacità installata di 25 MW, con una capacità di generazione elettrica pari a circa 160 Gwh/anno, pari al fabbisogno elettrico di circa 13.000 famiglie americane, evitando da sola l’immissione in atmosfera di circa 115.000 tonnellate/anno di CO2.
Risultati già importanti che, tuttavia, potrebbero migliorare sensibilmente. I dati raccolti tra Luglio e Settembre 2016 hanno rilevato che “abbinando un generatore idroelettrico al pozzo di iniezione geotermica sia possibile avere un aumento complessivo della produzione di 1.008 MWh nel periodo, coprendo l’8,8% del consumo energetico dell’impianto Cove Fort e migliorando la sua efficienza operativa. L’innovativo generatore cattura l’energia prodotta dal reflusso dell’acqua nella terra per generare elettricità supplementare, oltre a controllare meglio il flusso di soluzione salina nel terreno. La presenza del generatore crea una pressione contro il flusso, riducendone la turbolenza e minimizzando la probabilità di potenziali danneggiamenti del pozzo. Il risultato rappresenta una innovazione senza precedenti, che potrebbe ridurre i costi operativi e di manutenzione, offrendo nel contempo la possibilità di generare ricavi aggiuntivi”.
Soddisfatto anche Francesco Venturini, CEO di Enel Green Power e responsabile di Enel Global Renewable Energies: “L’entrata in esercizio di questa tecnologia è una novità mondiale e rappresenta una pietra miliare per il settore geotermico, rafforzando il nostro impegno a favore dell’innovazione e dell’efficienza energetica. Stiamo creando soluzioni innovative per rendere le energie rinnovabili migliori, più affidabili e intelligenti. Tale processo ci ha portato alla scoperta di un modo più produttivo di ottimizzare le attività dell’impianto e la produzione di energia- una tecnologia che intendiamo usare nei nostri impianti in tutto il mondo”.
E pensare che tutto è nato proprio qui, in Italia, in Toscana, dove ora c’è Larderello, per il sogno di un visionario francese che vide ricchezza e benessere dove tutti vedevano solo la Valle del Diavolo: Francesco De Larderel.