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SlowFood, CoSviG: lo sviluppo nei territori dei piccoli comuni e nelle aree interne

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A San Galgano sabato 3 Dicembre scorso la conferenza delle condotte SlowFood della Toscana

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Si è svolta sabato 3 Dicembre scorso, nell’ambito una consolidata partnership con CoSviG-Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche, la conferenza delle condotte Slow Food della Toscana.

QUI il programma della giornata.

Lo splendido scenario dell’Abbazia di San Galgano, nel Comune di Chiusdino, ha fatto da sfondo ad un incontro formativo che, stavolta, verteva sul tema dello sviluppo in quelle che sono le aree troppo semplicisticamente definite “periferiche”. In particolare il tema della giornata -che ha visto la partecipazione di oltre 50 partecipanti provenienti da tutte le condotte SlowFood della Toscana- era “Come si fa sviluppo nei territori dei piccoli comuni e nelle aree interne: il caso dei comuni geotermici toscani”.
Ad aprire i lavori, -dopo il saluto del sindaco di Chiusdino, Luciana Bartaletti, e della presidente di SlowFood Toscana, Raffaella Grana che hanno introdotto i relatori-, l’architetto e paesaggista Maurizio Ori, che si è voluto soffermare sulla nuova lettura del paesaggio, inteso come “elemento di interconnessione fra l’attività umana e il sistema ambientale”. “Il paesaggio che oggi possiamo vivere e ammirare è il frutto dell’intervento millenario dell’opera dell’uomo”. Secondo Ori, appare pericoloso perseguire un approccio statico e conservazionista spinto che non interagisca con le comunità che quel territorio abitano e vivono. In particolare, deve essere risolto il conflitto tra bellezza e sviluppo. “Un paesaggio”, ha concluso Ori, “ si compone ed è il risultato di un grande numero di diversi ingredienti, ambientali, culturali, sociali, economici ed energetici. Quindi, nel caso dei territori geotermici, proprio la geotermia è ingrediente ineludibile e prezioso”.
“La geotermia” ha detto nell’intervento successivo Sergio Chiacchella, Direttore Generale di CoSviG “è sicuramente un motore di sviluppo sostenibile sui territori. Ma non è un ‘piatto’ a ricetta unica. È necessario avviare una governance locale, attenta alla sostenibilità ambientale degli impianti industriali e alla riduzione delle emissioni”. “La geotermia” ha continuato Chiacchella “è fatta anche di usi diretti del calore per le attività produttive. In particolare nelle filiere agroalimentari, la geotermia e le altre FER costituiscono un valore aggiunto e possono rappresentare un’ottima opportunità di crescita e sviluppo per il tessuto economico e le popolazioni locali”.
A chiudere la prima sessione della giornata è stata Sonia Chiellini, vicepresidente di SlowFood Italia, che ha illustrato la politica di SlowFood nei confronti dei piccoli comuni. “SlowFood non è solo buon cibo, ma anche comunità e presidi, e attraverso questi frequentazione di territori  e di zone di produzione”. In particolare è stato posto un focus sulla trasmissione. “Tra gli elementi del paesaggio imprescindibili è il carattere intergenerazionale: eredità ricevuta e da conservare per le generazioni future, da cui scaturisce un dovere civico per ogni individuo” ha detto, per poi continuare “La peculiarità geotermica del territorio  è affascinante e suggestiva. Le opportunità che ne derivano scaturiscono sono importanti per supportare una modello di sviluppo diverso. Questo è anche il ruolo di SF e dei piccoli comuni: alleanza per la crescita delle comunità. Lo sviluppo dell’industria geotermica deve essere guidata dal principio di tutela degli individui delle comunità e il paesaggio è il contenitore che deve essere rispettato”.
A seguire dei tavoli di discussione interattivi sui due temi “La produzione di cibo secondo Slowfood: tutela e sviluppo nelle aree interne” e “Paesaggio ed energia nello sviluppo agricolo sostenibile dei piccoli comuni” coordinati da Barbara Nappini, consigliere nazionale di SlowFood Italia e da Loredana Torsello di CoSviG.
A concludere i lavori la presidente di SlowFood Toscana, Raffaella Grana che ha voluto sottolineare le due parole chiave emerse dai lavori: “La prima parola è Complessità: la modalità di analizzare un mondo complesso a partire dal cibo non può essere semplicistica e riduzionista. Il compito di ciascuno è operare affinché si possano sollecitare i territori a individuare il percorso più corretto ed efficace. La seconda parola è Vincolo: dobbiamo superare i vincoli che impediscono uno sviluppo politica strategico e sostenibile”.
Tanti ingredienti per una ricetta -quella dello sviluppo sostenibile- sempre più buona, pulita e giusta.