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Agricoltura: Amiata, Disastro castagne, appello alla Regione

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Marini, presidente dell’Unione, invita l’assessore Remaschi sull’Amiata per vedere con i propri occhi la situazione

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: Fiora Bonelli

Il presidente dell’Unione comuni Amiata grossetana e sindaco di Arcidosso Jacopo Marini si rivolge all’assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, invocando un sostegno per il comparto castanicolo amiatino in gravissima sofferenza. Al momento, infatti, appare pressoché azzerato, per la maggioranza dei 2.000 castanicoltori, il raccolto dei 2.850 ettari di castagni da frutto. Mentre le poche castagne amiatine che entrano nel mercato vengono pagate appena 50 centesimi e mentre la maggior parte dei castanicoltori nemmeno ha pulito i castagneti, Marini auspica un incontro con Remaschi per la festa castagna che si terrà ad Arcidosso i due prossimi fine settimana e mette anche, nero su bianco, le sue considerazioni e richieste, rappresentandogli una situazione che ormai, a metà ottobre, è esplosa in tutta la sua gravità. «Difficile situazione quella che anche quest’anno sta vivendo tutto il settore castanicolo amiatino – dice Marini – ma temo che il problema sia generalizzato purtroppo anche al resto del territorio regionale. Anche quest’anno la produzione di castagne è pressoché nulla e le poche raccolte sono state colpite dalla muffa. Questo è un grave problema perché negli anni di massima produzione le attività legate a questo comparto fruttavano dai 4 ai 6 milioni di euro rappresentando un importante incremento al reddito di numerose famiglie. Negli ultimi anni, oltre al problema del cinipide, si è aggiunto quello delle muffe, conseguenza dell’indebolimento delle piante, e quest’anno in particolare una cattiva stagione che nel momento della fioritura non ha favorito l’allegagione». Marini torna, dunque, sui due principali problemi. Il cinipide, mortale killer dei castagneti, solo parzialmente fronteggiato dall’insetto antagonista Torymus, per i lanci del quale si sono spesi 73.000 euro. E la muffa, per la quale ancora non sono ben chiari gli interveti da farsi nei castagneti. «La questione è all’attenzione dei ricercatori del Cnr e dell’università di Firenze», dice Marini. Al comparto delle castagne appartengono a vari titoli privati (2000 circa), aziende (46), enti e associazioni, consorzi, con una filiera che riguarda anche il segmento del legno e della trasformazione della castagna, con le eccellenze della birra e dei dolci. Che fare? «Crediamo – spiega Marini – che sia necessario muoversi simultaneamente su due fronti: proseguire nella ricerca e nell’applicazione di tutte le cure fitosanitarie sulla pianta; individuare forme di sostegno ai produttori, soprattutto con i bandi del Pif e del Pit, che rischiano di abbandonare la loro attività, cosa che comporterebbe conseguenze ambientali disastrose per il territorio». La spina del presidente Marini è proprio questa: il rischio di perdere un patrimonio ambientale unico in Italia e quella di vedere distrutto un giro di affari che vale, nel suo complesso, circa 16 milioni di euro (se vi si comprende il valore dei castagneti che si aggira attorno ai 10 milioni). «Temo – spiega Marini – che i castagni vengano abbandonati e a quel punto il danno sarebbe irreparabile sia dal punto di vista ambientale che paesaggistico, oltre che economico, naturalmente». A fronte di un quadro così drammatico, Marini invita l’assessore Remaschi ad Arcidosso, magari in occasione della 30ª festa della castagna. Intanto Marini, col presidente dell’Associazione castagna Igp del monte Amiata, Lorenzo Fazzi, il sindaco di Castel del Piano Claudio Franci, con esponenti delle associazioni agricoltori, si sono incontrati giovedì per fare il punto e agire in maniera coordinata a sostegno di un settore fra i più importanti dell’economia della montagna.