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Decreto FER non FV, Greenpeace: 9 miliardi di euro sono insufficienti

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Greenpeace ritiene sfumata la promessa di portare a quota 50% la produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro la fine della legislatura

Fonte: GreenStyle.it

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La firma del decreto sugli incentivi alle FER non fotovoltaiche da parte dei ministri dello sviluppo e dell’ambiente Calenda e Galletti, avvenuta il 23 giugno scorso, ha posto fine a un’attesa durata un anno e mezzo ma non ha placato le perplessità delle associazioni ambientaliste e settoriali. Luca Iacoboni, responsabile Energia e Clima di Greenpeace, sostiene che i 9 miliardi di euro stanziati dal Governo per i prossimi 20 anni siano insufficienti per un’esplosione del settore.

Iacoboni critica l’esecutivo per aver ignorato le indicazioni dell’Unione Europea, offrendo più sostegno ai grandi impianti a biomasse a svantaggio dei piccoli produttori di energia fotovoltaica ed eolica.

L’associazione fa notare al Governo che in altri Stati europei si sta puntando maggiormente sull’autoproduzione.

Greenpeace inoltre non ha gradito l’assenza di un dialogo con le associazioni di settore e con gli ambientalisti. Un confronto più volte richiesto per mettere a punto un provvedimento più efficace e sempre negato. L’associazione lancia una frecciata ai vertici del Governo, accusandoli di non ritenere le associazioni ambientaliste e settoriali degli interlocutori validi.

Greenpeace ritiene ormai sfumata la promessa di Renzi di portare a quota 50% la produzione di elettricità da fonti rinnovabili entro la fine della legislatura. In controtendenza con i dati europei, in Italia la produzione di energia pulita è calata nel 2015, a vantaggio delle fonti fossili. Inoltre il nostro Paese si è posto obiettivi climatici ed energetici poco ambiziosi rispetto a molti altri Paesi europei.

AssoRinnovabili ha accolto la firma del decreto FER non fotovoltaiche con maggiore entusiasmo, ribadendo al Governo piena disponibilità a collaborare allo sviluppo di una strategia energetica nazionale a lungo termine, in grado di rilanciare la generazione distribuita e di sviluppare una filiera del biometano. Soddisfatto anche il presidente del Consorzio Italiano Biogas Piero Gattoni, che ha sottolineato l’importanza delle agroenergie per centrare i target climatici: "Questo decreto conferma l’importanza della filiera italiana della digestione anaerobica a cui viene riconosciuto, insieme al resto del settore energetico da biomasse, per il 2016, un obiettivo di crescita di 90 MW di potenza nominale installata".

Anche il CIB però non risparmia critiche al Governo, ricordando che il ritardo accumulato dal decreto FER ha generato uno stallo normativo paralizzando tante imprese.

Per gli anni a venire Gattoni chiede al Governo un quadro più stabile, in grado di sbloccare nuovi investimenti e di incentivare lo sviluppo di tecnologie innovative. Il decreto appena firmato sarà valido solo fino alla fine dell’anno. A partire dal 1 gennaio del 2017 le imprese sprofonderanno nuovamente nell’incertezza.