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Il riscaldamento della Terra conquista Grado

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Oggi all’Auditorium Biagio Marin un convegno illustra l’impianto realizzato lo scorso inverno grazie ai fondi europei

Fonte: Il Piccolo

Autore: Giulia Basso

L’enorme risorsa di calore custodita nelle viscere della terra potrebbe fornire un contributo importante per vincere la grande sfida energetica globale, che con il passare del tempo si farà sempre più pressante. Il mix energetico del futuro dovrà puntare sempre più sulle fonti rinnovabili. Tra queste l’energia geotermica offre alcuni vantaggi rispetto al solare e all’eolico: si tratta di una fonte stabile, da cui si può ricavare un’energia costante, presente quasi dovunque. Eppure, fatta eccezione per alcuni Stati, come l’Islanda e la Nuova Zelanda, l’energia geotermica costituisce ancora una frazione minima del mix energetico dei Paesi (meno dell’1% del paniere energetico mondiale). Questo perché anche se i costi operativi del geotermico sono simili a quelli che deve affrontare l’industria degli idrocarburi per scavare i propri pozzi, i tempi di ritorno dell’investimento sono più lunghi rispetto alle altre rinnovabili: per procedere in questa direzione serve quindi una spinta da parte della politica, che potrebbe operare concedendo sgravi fiscali per chi opera in quest’ambito o con l’erogazione di finanziamenti per la realizzazione di progetti ad hoc. E’ quest’ultimo il caso del nuovo impianto di teleriscaldamento geotermico di Grado, avviato con successo lo scorso inverno e realizzato grazie a fondi europei (Programmi DOCUP Obiettivo 2 2000-2006 e POR FESR Obiettivo competitività e occupazione 2007-2013) e all’impegno finanziario della Regione e del Comune.

Le caratteristiche e le prestazioni di questo nuovo impianto saranno presentate nell’ambito del convegno “Geotermia e idrotermia per il riscaldamento e il raffrescamento”, in calendario oggi dalle 8.30 alle 18 presso l’Auditorium Biagio Marin di Grado. Nel corso del convegno, che intende fare il punto sulle potenzialità e sulle prospettive di sviluppo della geotermia e dell’idrotermia in Italia e in Fvg, saranno presentati anche altri progetti di questo tipo: l’impianto di teleriscaldamento di Udine Nord e quello di Ferrara, ma anche il Palaghiaccio di Pontebba e l’ospedale di Leoben (Austria), che sfruttano idrotermia e geotermia per riscaldamento e raffrescamento. «In Fvg non abbiamo gran disponibilità di energia geotermica: in Italia le maggiori risorse geotermiche disponibili si trovano sul lato tirrenico, mentre la zona adriatica è fredda – spiega il professor Bruno della Vedova, geofisico e docente dell’Università di Trieste che ha seguito fin dalla nascita il progetto di Grado ed è uno dei due membri italiani dell’Iga (International Geothermal Association) -. Eppure la parte meridionale della bassa friulana e la fascia lagunare possiedono buone caratteristiche geotermiche e una grande ricchezza di acquiferi, che possono trasportare l’energia fino alla superficie, com’è evidente dal fenomeno del termalismo naturale. Negli acquiferi artesiani, tra i 200 e i 600 m di profondità, s’iniziano a trovare le acque calde». Che la zona della bassa friulana possedesse buone potenzialità geotermiche, racconta Della Vedova, lo si sapeva già a metà degli anni Ottanta, quando furono effettuate le prime misurazioni sistematiche. Nelle zone di Grado, Marano e Lignano i primi pozzi per l’acqua furono scavati dal 1900 agli anni ’30 e ’40. Tra questi, ve n’erano alcuni particolarmente tiepidi: un’anomalia termica data dalla presenza dell’acquifero entro la piattaforma carbonatica. «Già nel 1999 avevamo prodotto una proposta operativa per lo sfruttamento di energia geotermica a Grado – racconta il geofisico -. Poi dal 2000 ad oggi, grazie al cofinanziamento ottenuto con fondi europei, abbiamo svolto altri studi, realizzato i due pozzi e le infrastrutture di superficie, le reti di distribuzione del riscaldamento e gli scambiatori di calore per gli edifici». Il progetto è costato complessivamente 5 milioni, di cui quasi due per la realizzazione delle infrastrutture di superficie. Il primo pozzo, che pesca a una profondità di 1110 metri, è stato realizzato nel 2008, mentre nel 2014 è stato scavato il secondo pozzo, profondo circa 1200 metri, ed è stata realizzata la rete di superficie. I pozzi sono stati posizionati in base a precise indagini geofisiche, considerando anche la necessaria vicinanza con gli edifici che sarebbero andati a sfruttare l’energia così ricavata. Attualmente l’impianto serve per riscaldare cinque edifici: l’istituto alberghiero, la palestra di via Fiume, l’Auditorium, la Biblioteca e la scuola media. Ma presto al sistema saranno collegati anche altri edifici pubblici e, per il futuro, si dovrà puntare ad ottimizzare l’utilizzo dell’impianto sfruttando la risorsa geotermica anche d’estate. Il convegno è organizzato dal Servizio Geologico Fvg, dal Comune di Grado, dalla Fit (Fondazione Internazionale di Trieste per il Progresso e la Libertà delle Scienze, dalla UGI (Unione Geotermica Italiana) e dall’Ateneo giuliano.