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L’Agnello Pomarancino fa parte dei Presidi Slow Food

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Assegnato alla razza ovina autoctona di Pomarance il riconoscimento di “Presidio Slow Food”: un altro tassello nella conservazione di specie animali a rischio scomparsa. Soddisfatto Ceccarelli, Amministratore Unico di CoSviG: “Si tratta di una risorsa preziosa per il territorio da conservare e valorizzare”.

Fonte: CoSviG

Autore: CoSviG

Tredici allevatori della Val di Cecina, facendo scelte coraggiose, salvaguardano l’agnello Pomarancino per continuare una tradizione antichissima del territorio. Nel 2006 è stato infatti fondato un Consorzio omonimo per tutelare questa straordinaria razza e valorizzarne la pregiata carne. E con il Presidio dell’Agnello Pomarancino Slow Food raggiunge quota 400 presidi, con un progetto attivato in 20 Paesi. In questo caso, il progetto è inserito nell’attività della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili
E mentre la Coldiretti lancia la massima allerta per il rischio scomparsa (o addirittura estinzione) di una parte del patrimonio zootecnico del Paese, in Toscana -e più precisamente in Val di Cecina-, si punta non solo alla conservazione, ma alla tutela e alla valorizzazione di una di queste razze attraverso un Presidio Slow Food apposito: l’Agnello Pomarancino.
La presentazione avverrà, domenica 17 aprile, a Pomarance, a cura del Comune di Pomarance , CoSviG (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche), Slow Food-Condotta Volterra e Alta Val di Cecina e -appunto- del Consorzio Agnello Pomarancino.
La kermesse sarà caratterizzata da un “Mercato della terra” (filiera corta) a cui parteciperanno produttori e contadini coerenti con la filosofia di Slow Food e da Show Cooking a cura dei Cuochi dell’Alleanza di Slow Food, con il coinvolgimento di chef e ristoranti del territorio.
La razza della Pecora Pomarancina era in passato molto diffusa nelle fattorie dei Comuni di Pomarance, Volterra, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina, in provincia di Pisa 
e nei comuni adiacenti delle province limitrofe di Livorno e Firenze.
Si pensa che abbia avuto origine nei secoli a partire dalla razza appenninica (che ha dato origine a quasi tutte le razze oggi presenti sull’Appennino tosco-emiliano). Apprezzata per la qualità della carne e la rusticità, che la rendeva adatta al pascolo collinare, spesso impervio, di queste zone, la razza offriva, oltre alla carne, una buona produzione di latte e di lana (pare infatti che storicamente per la selezione di questa razza sia stata usata anche la pecora merinos). Le caratteristiche morfologiche vedono un animale dal manto di colore bianco e taglia media, con una testa fine e priva di corna e un profilo rettilineo, leggermente montonino negli esemplari di sesso maschile. Le orecchie sono piccole e strette, portate orizzontali o leggermente pendenti, mentre il tronco è abbastanza lungo e gli arti sono solidi e lunghi.
Oggi conta 800 capi in selezione, ma affinché sia fuori pericolo, è necessario che questo numero cresca ulteriormente. Ed è proprio quello che si propone il Consorzio Agnello Pomarancino che, fondato da allevatori della Val di Cecina, vuole tutelare la razza anche attraverso la valorizzazione del suo derivato principale: la carne.
Le regole del disciplinare di allevamento sono rigorose e rispettano la tradizione e la sostenibilità: l’agnello, in particolare, deve essere alimentato con latte materno fino alla macellazione, e seguire la madre al pascolo, nutrendosi quindi -oltre al latte materno- di una dieta che integra gli stessi alimenti della madre. Ovviamente abolite le materie prime OGM o da esse derivate. Un rigido disciplinare, che è tuttavia ben attento al benessere degli animali,  allevati allo stato semi brado.
Il Consorzio, dal canto suo, garantisce la tracciabilità della carne fino al consumatore finale e cura tutte le fasi del processo di filiera,  dalla produzione sino alla vendita di salumi e salse che valorizzano ulteriormente le qualità della carne.
Ed era quasi inevitabile che il Consorzio dell’Agnello Pomarancino incrociasse -per comuni ideali di sostenibilità- il proprio percorso con quello della Comunità del Cibo a Energia Rinnovabile, la prima al mondo a porre il proprio focus non sui prodotti ma sui metodi di produzione.
Una Comunità del Cibo in cui CoSviG-Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche ha creduto sin dalla fondazione che ha promosso e a cui continua ad offrire il proprio sostegno. Chiaro su questo punto l’Amministratore Unico, Piero Ceccarelli: “CoSviG sostiene questo tipo di iniziative non solo per la conservazione di valori e tipicità tradizionali e caratteristiche del territorio” ha dichiarato “A rischio c’è la tutela della biodiversità dell’area geotermica. Esprimiamo a livello nazionale un lungo elenco di ‘eccellenze’. In questo caso stiamo parlando di una razza identitaria, ovvero di una risorsa preziosa per il settore zootecnico toscano”. E conclude:“L’allevamento di questi animali deve essere tutelato, e siamo grati ai 13 allevatori della Val di Cecina, che, facendo scelte coraggiose, e a volte controcorrente, tutelano questa razza autoctona per continuare una tradizione che affonda nei secoli le proprie radici”.



Allegati

Programma 17 Aprile (.jpeg)