Dalla città etrusca risuona forte il no alle fusioni obbligatorie per i piccoli comuni. Un no che porta con sé l’eco di 106 municipi, tanti sono stati i sindaci che dalle più disparate regioni italiane nel pomeriggio di oggi si sono ritrovati a Volterra per la grande manifestazione Orgoglio Comune e hanno firmato un documento a favore delle autonomie locali e contro la proposta di legge che giace in Commissione affari istituzionali della Camera.
Oltre 300 persone oggi si sono date appuntamento in piazza dei Priori sfilando festosamente prima per le vie della città per poi dare voce a tutti i primi cittadini che sono arrivati da nord a sud, isole comprese, da tutte le regioni d’Italia.
Accanto a loro anche i rappresentanti delle associazioni dei Piccolo Comuni, dei Comuni dimenticati, di quelli Virtuosi, dei Comuni montani e delle Isole minori.
"Vogliamo, come sindaci – ha detto il primo cittadino di Volterra Marco Buselli, organizzatore della giornata – mantenere l’identità dei nostri territori e far sì che i nostri figli possano continuare a vivere qua. Da Volterra nasce un movimento che è oggettivamente di popolo e chiede dignità e rispetto per una terra, l’Italia, che è fatta essenzialmente di popolo e di Comuni".
"In una fase storica come quella che stiamo vivendo – si legge nel documento – caratterizzata dal progressivo allontanamento dai cittadini dai luoghi decisionali, dall’irruzione dei poteri economico-finanziari nei processi di governo, dal diffondersi di sentimenti diffusi di antipolitica che alimentano i populismi, è necessario un rafforzamento del ruolo dei Comuni, cioè l’esatto contrario del loro smantellamento".
"Purtroppo – prosegue il documento – il modo in cui oggi molta parte della classe politica italiana affronta il tema delle fusioni dei Comuni, proponendone in alcuni casi l’obbligatorietà per legge, in altri promuovendo processi che ne sanciscono l’obbligatorietà di fatto, segna un insostenibile attacco alle autonomie locali e all’esistenza stessa dei piccoli Comuni.Le politiche di valorizzazione e coordinamento di territori e Comunità devono essere perseguite con convinzione e determinazione, attraverso l’uso delle funzioni associate, da esercitare attraverso le Unioni e Convenzioni. Queste ultime, Unioni e Convenzioni, vanno considerate un modello istituzionale stabile – non qualcosa di propedeutico alla fusione – in grado di assicurare servizi efficienti con minori costi".
"Chiediamo un piano di riorganizzazione delle aree interne per non consegnare pezzi d’Italia all’abbandono. – ha aggiunto il sindaco di Montieri (Grosseto) Nicola Verruzzi – Siamo una delle ultime istituzioni democratiche ancora elette dal popolo e consideriamo la proposta di legge sulle fusioni una provocazione. Prima furono le province ora chiedono ai comuni sotto i 5mila abitanti e chissà poi ancora".