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Green Economy: e se fossimo noi i più bravi?

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Secondo il Rapporto di Symbola, il nostro Paese è il più competitivo a livello mondiale su diversi settori strategici, tra cui le fonti rinnovabili, l’agroalimentare, il manifatturiero.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Il Belpaese raccontato in chiave green con dovizia di particolari da Symbola, fondazione per le qualità italiane, nel proprio rapporto “L’Italia in 10 selfie.2016 – Una nuova economia per affrontare la crisi, protagonisti della sfida del clima”, dossier che sarà diffuso a gennaio e di cui si è data un’anticipazione ieri in una conferenza stampa a Roma. Un documento che guarda al paese reale, fotografa i talenti dell’Italia che c’è e dimostra numeri alla mano che il nostro paese è già protagonista di quel cambiamento verso una società e un’economia più sostenibili e a misura d’uomo sollecitato anche dalla Cop21.

A parità di prodotto, le nostre imprese usano meno energia e producono meno emissioni facendo meglio anche di un grande paese manifatturiero come la Germania. Idem dicasi per l’utilizzo di materie prime e la produzione di rifiuti. Siamo primi in Europa anche nel riciclo industriale: recuperiamo 25 milioni di tonnellate di materia ogni anno sui 163 totali europei, la Germania che ha un’economia più grande 23, questo ci consente un risparmio di energia primaria di oltre 15 milioni di tep e di evitare 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. E siamo all’avanguardia anche nella rinnovabili: l’Italia è primo paese al mondo per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (7,9%, dati relativi al 2013), meglio di Grecia (7,6%) e Germania (7%), ma anche del Giappone (sotto il 3%) di Usa e Cina (meno dell’1%). Merito soprattutto delle molte imprese che hanno scommesso sul green. Quasi un’impresa italiana su quattro durante la crisi ha scommesso sulla green economy, che vale 102.497 milioni di euro di valore aggiunto, con vantaggi competitivi in termini di export e innovazione, tanto che nella manifattura le imprese eco-investitrici esportano ed innovano circa il doppio delle altre (rispettivamente il 43,4% contro il 25,5% e il 30,7% contro il16,7%).

Ed è anche grazie a queste performance se con un surplus commerciale manifatturiero con l’estero di 134 miliardi di dollari nel 2014, l’Italia si conferma uno dei soli cinque paesi al mondo che possono vantare un surplus commerciale manifatturiero superiore a 100 miliardi di dollari. Gli altri sono Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone, mentre Francia, Regno Unito e Stati Uniti ci guardano da lontano. Un primato che parla di competitività delle imprese italiane nei più diversi settori: dal legno arredo alla nautica, dall’agroalimentare alla green economy, dalle rinnovabili alla cultura. Con 10 miliardi di dollari di surplus l’industria italiana del Legno Arredo è seconda nella graduatoria internazionale per saldo della bilancia commerciale, preceduta solamente dalla Cina (80 mld) ma davanti ai competitor polacchi (9 mld), messicani (6 mld), vietnamiti (5 mld) e tedeschi (-2,1 mld). Nella nautica siamo addirittura primi con oltre un quinto dell’export globale e non abbiamo rivali per numero ed eterogeneità di prodotti agroalimentari distintivi.