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CHIUSDINO Si punta su nuovi pozzi geotermici per dare energia pulita alla Toscana

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LE ‘METALLIFERE’ un tempo preziose per produrre il ferro, poi l’acido solforico con la pirite (con annessi problemi ambientali, a lungo si è parlato dell’inquinamento del Merse), e adesso per l’energia elettrica tramite la geotermia.

Fonte: La Nazione, Cronaca di Siena

Autore: Andrea Ciappi

Ecco l’ultima frontiera per questi luoghi. L’ultima scommessa è legata all’attività geotermica. A Chiusdino, una centrale è in via di costruzione, ed è in corso – come emerso nelle scorse settimane – la procedura per l’attivazione di altri pozzi geotermici.

Con la centrale e questi ultimi, si punterebbe a coprire in pianta stabile il fabbisogno di energia elettrica della Toscana sino oltre il 33%. Ora come ora, in media la copertura è del 25%, con 5 milioni e 328 mila Kw annui di produzione. Anche se per talune fonti si andrebbe già quasi al 30% (dati Enel).

I dati tuttavia sono relativi, perché tra geotermia ed altre “rinnovabili” (e però la geotermia rappresenta la fonte più sostanziosa) si punta entro appena due anni a coprire il 50% del fabbisogno energetico regionale.

E’ l’obiettivo che si è prefissato proprio la Regione Toscana, sia con la precedente giunta Martini che con l’odierna guidata da Enrico Rossi.

In tutta l’area geotermica, che comprende anche Chiusdino e Monticiano, sono per il momento 508 i pozzi attivi. Ma si attende l’accelerazione su Chiusdino per imprimere la svolta al fine di raggiungere gli obiettivi.

Per inciso, un altro dato: ad oggi, la geotermia copre l’1,5% del fabbisogno energetico nazionale.

Con i nuovi giacimenti, almeno in termini di decimi questa quota può aumentare.

Difatti, è una precisa indicazione dell’Unione Europea quella di aumentare del 20% la quota di energia prodotta attraverso le fonti rinnovabili.

Ciò significa che per l’Italia si dovrebbe puntare al 17% di energie rinnovabili, delle quali una parte spetterà alla Toscana. Per la geotermia si prevede un incremento di 200 Mw installati.

Dalla Regione si è già avuto premura di far sapere che questo sviluppo dovrà viaggiare parallelo alla tutela dell’ambiente. I disastri seguiti al ritorno delle ceneri ematitiche nelle miniere intanto chiuse (la fase due della vita delle ‘Metallifere’ cui si accennava all’inizio) devono aver insegnato qualcosa.