Lo riferisce il rapporto "Geothermal Energy: International Market Update", realizzato dalla statunitense Geothermal Energy Association (GEA). Sono ben 70 i Paesi che stanno valutando progetti geotermici: 24 in più rispetto al 2007. La crescita è evidente soprattutto in Europa e in Africa: da 10 a 24 Paesi e da 6 a 11 Paesi rispettivamente. Sono però gli Stati Uniti il primo Paese per quanto riguarda la produzione di elettricità geotermica: 77 centrali per un totale di 3.086 MW. Seguono le Filippine, ove 1.904 MW geotermici soddisfano il 18% del fabbisogno elettrico nazionale. In percentuale però ai primi posti ci sono El Salvador, con il 26% dell’elettricità, e l’Islanda, con il 25% dell’elettricità e il 90% del riscaldamento. Infine, secondo le previsioni, gli aumenti più significativi saranno quelli del Kenya, che punta ad arrivare a 490 MW nel 2012 e a 4000 MW nel 2030, e dell’Indonesia, che si è prefissata un traguardo di 9.500 MW, pari a un aumento dell’800%. Secondo il rapporto la crescita del settore è favorita da politiche di incentivi, tipici per le energie rinnovabili, e da istituzioni regionali che finanziano i progetti e migliorano la cooperazione fra gli Stati. Ne è un esempio l’African Rift Geothermal Energy Development Facility, che opera in 6 Stati africani.