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Joint program sull’energia geotermica

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Obiettivo: lo sviluppo di nuove tecnologie volte ad uno sviluppo sostenibile dell’energia geotermica in Europa e nel mondo

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

L’Europa ha fissato obiettivi ambiziosi per il 2020: ridurre del 20% le emissioni climalteranti, aumentare del 20% l’efficienza energetica e il ricorso alle energie rinnovabili. E cerca di dare gambe a questi obiettivi investendo sulla ricerca e l’innovazione tecnologica che possa fare da supporto alla strategia energetica. Dopo i 400 milioni annui investiti nel VII programma quadro di ricerca, 1600 sul pacchetto per stimolare la ripresa economica e forse i 4 miliardi che arriveranno dalla riforma del mercato Ets (emission trade scheme), adesso l’Unione europea sta puntando su un progetto, il Set plan, che ha come obiettivo quello di stimolare investimenti in ricerca e innovazione pari a 50 miliardi di euro l’anno per dieci anni. Naturalmente sul settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. <<Oggi la ricerca europea nell’energia vale 3 miliardi annui e – ha detto Stefano Puppin della Commissione europea- deve salire ad almeno 8, se l’obiettivo 20-20-20 e il taglio dell’80% del gas climalteranti al 2050 vuole essere raggiunto>>.

Per questo è stato pensato il Set plan (Strategic energy tecnologies plan) declinato in tre assi: le Eit ovvero le iniziative industriali, le reti energetiche trans europee e infine l’Eera, l’European energy research alliance, ovvero un coordinamento di tutti i maggiori gruppi e istituti di ricerca pubblica sull’energia per evitare sovrapposizioni e operare utili sinergie.

L’Eera rappresenterà quindi all’interno del Set plan il motore della ricerca avanzata. Vi partecipano tutti i grandi istituti che vanno dall’Enea al Cea francese, dal Ciemat spagnolo all’Helmholtz tedesco che già dal 2008 operano in sinergia su grandi programmi di ricerca ma la rete è aperta anche ad altri centri.

Il Set plan non include però tra i settori di ricerca la geotermia che è stata reinserita in un sottoprogramma che riguarda le tecnologie di riscaldamento e raffrescamento ottenibili attraverso le energie rinnovabili, quindi non per il settore primario, ovvero quello della produzione di energia elettrica. Quindi lasciata fuori dalla porta è rientrata dalla finestra, è c’è rientrata a pieno titolo grazie all’iniziativa autonoma dei dodici gruppi che partecipano all’Eera, e che hanno deciso di avviare un joint program sull’energia geotermica (JPGE) a 360 gradi (compresa quindi la produzione elettrica) nei prossimi 10-20 anni. Obiettivo è mettere a fuoco nuove tecnologie in grado di utilizzare le risorse del sottosuolo per la generazione di energia elettrica, che sembra siano dell’ordine di 80 -100 GW di potenza estraibile, immagazzinate fino a 6 chilometri di profondità.

Una potenzialità imponente a confronto degli 1,5 GWe utilizzati ad oggi, principalmente in Italia e Islanda.

<<Il joint program prevede di sviluppare la ricerca di nuove tecnologie e di metodi innovativi per sfruttare in futuro la risorsa geotermica- spiega Fausto Batini, coordinatore del JPGE e al quale partecipa come Centro di eccellenza di Larderello.

Questo significa migliorare le prestazioni dei sistemi geotermici esistenti, esplorarne di nuove per sfruttare anche i sistemi attualmente non utilizzati sino ad accedere a quelle risorse geotermiche per ora solo potenziali, quali i liquidi ipercritici e sistemi magmatici.

Naturalmente nell’ottica della ricerca di sistemi che siano in grado di garantire l’utilizzo della risorsa assicurando al tempo stesso che questo avvenga con una piena compatibilità ambientale e accettazione sociale. Così da fornire criteri di riferimento alle autorità regolatrici e alla politica per uno sviluppo sostenibile dell’energia geotermica.

Le risorse a disposizione per questo JPGE sono messe direttamente dai gruppi che fanno parte di Eera. <<L’Italia ne mette poche- ci ha detto Batini- la Germania invece molte e sono risorse in grado di permettere per i prossimi 5 anni che vi siano 250 persone dedicate a queste ricerche.

Un fatto positivo è che vi sono molti nuovi ricercatori impegnati in questo campo.>>

<<Quello che adesso manca- ha sottolineato Batini- è una industria di supporto alla geotermia. Anche l’Italia da faro è divenuta fanalino di coda. A giugno ci sarà a questo scopo un Joint program di Eera a Madrid per chiamare gli industriali ad investire nella ricerca per lo sviluppo delle tecnologie innovative in geotermia, perché la geotermia del futuro deve potersi basare su criteri e approcci diversi da quanto è stato fatto in passato.>>