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Smith: via alla cassa integrazione, tutta colpa del prezzo del petrolio

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Le altalene del mercato petrolifero stoppano nuovamente le perforazioni ed i dipendenti della fabbrica di via Traversa si ritroveranno a fare i conti con 13 settimane di cassa integrazione ordinaria.

Fonte: La Nazione, Cronaca di Livorno

Autore: Ilenia Pistolesi

Sembra davvero non trovare pace, lo stabilimento degli scalpelli di Saline: la doccia fredda per quei lavoratori risparmiati dalla pesante scure calata dagli Usa lo scorso luglio, e che ha portato a mettere alla porta ben 114 dipendenti, arriva ieri alle 14 durante l’assemblea.
DAL PROSSIMO lunedì, scatteranno gli ammortizzatori sociali. Il motivo è presto detto: come dicevamo all’inizio, gli Stati Uniti si inceppano ancora nelle montagne russe dei prezzi dell’oro nero. E, dalla base di Houston, ci si prepara ad affrontare una nuova, l’ennesima, crisi. Trivelle ferme un po’ in tutti gli stabilimenti che fanno capo al gigante del settore Schlumberger (che ha inglobato Smith qualche anno fa), e investimenti che vengono rimandati o addirittura cancellati. Pensiamo, ad esempio, a quanto accaduto solamente due settimane fa nelle stanze del Mise, dove l’azienda con cervello in Texas ha dichiarato di non prevedere, al momento, neppure un euro di investimento per lo stabilimento salinese. Poi, nel futuro, si vedrà.
«Il prossimo giovedì incontreremo l’azienda all’Unione Industriali di Pisa – dice il delegato Rsu Smith Andrea Pagni – il prezzo così basso del petrolio sta bloccando i volumi produttivi perché vengono meno le richieste. Quindi, le perforazioni si fermano. E’ stato richiesto un pacchetto di cassa integrazione ordinaria per 13 settimane e giovedì avremo l’esame congiunto con l’azienda dove verrà comunicata tutta la programmazione della cassa. Ci sono margini di ottimismo, perché la situazione, che è dettata dalle condizioni del mercato, dovrebbe essere temporanea e sbloccarsi entro la fine dell’anno».
LA CRISI del gruppo Schlumberger, ricordiamo, ha spazzato via qualcosa come ventimila posti di lavoro. Numeri da capogiro saliti vorticosamente a partire dall’inizio dell’anno. Il colosso Usa, specializzato in servizi all’industria petrolifera e che ha inglobato lo stabilimento salinese, ha lanciato la prima comunicazione choc lo scorso gennaio, annunciando un primo taglio, a livello mondiale, pari a 9 mila posti di lavoro per il primo trimestre. Motivo? L’impatto devastante del crollo del greggio sul giro di affari della multinazionale. Esuberi spaventosi cui si aggiungono gli 11mila comunicati per il secondo trimestre, per un gruppo che contava su circa 115 mila dipendenti sparsi in tutto il globo.