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Agrifood, dagli orti urbani alle mense universitarie, alla salvaguardia delle specie di “archeologia” agricola

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Qualità, cultura, paesaggio e storia: è questo il trait d’union dell’ultimo gruppo di progetti che sono stati presentati stamani a Sant’Apollonia nel corso dell’iniziativa organizzata dalla Regione Toscana.

Fonte: Toscana-Notizie.it

Autore: Laura Pugliesi

URCA, è l’acronimo di Urban Contemporary Agriculture, ovvero orti sociali contemporanei urbani. RASUPEA, invece riguarda la relazione fra l’alimentazione, in particolare quella nelle mense universitarie, e la salute, mentre FARFALLA si focalizza sull’identificazione, valorizzazione e conservazione delle specie e le tecniche di coltivazione agricola della Toscana centro meridionale.

URCA – Il progetto vede come partner l’Università di Firenze (il centro ABITA Dipartimento Architettura e il Dipartimento di Scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente), con Biotek Engineering e Azienda agricola Artemisia come partecipanti. Il costo totale è di 209 mila euro, il contributo della Regione è di 150 mila euro. Obiettivo: portare l’agricoltura in aree urbane dismesse sfruttando la tecnologia per coltivazioni fuori suolo per i cosidetti "orti sociali" o familiari.

RASUPEA – Ha come partner l’Università di Pisa e la scuola Superiore Sant’Anna e vede come partecipanti Pharmanutra e il DSU- Diritto allo studio della Toscana. Costo complessivo 120 mila euro, contributo della Regione 80 mila euro. Il progetto si basa sull’analisi dei pasti consumata dagli studenti nella mensa universitaria (alla mensa dell’università di Pisa sono disponibili i dati dei pasti di 3 mila studenti da almeno 6 anni). Poi, grazie ad una specifica app. sullo smartphone gli studenti potranno personalizzare la dieta mettendo insieme il menù e le singole necessità, in base ai propri disturbi, ma anche in relazione al proprio indice di massa corporea.

FARFALLA – Ha come partner l’Università di Siena (due dipartimenti), l’Università di Firenze e quella di Pisa. Il costo totale è di 200 mila euro, il contributo regionale di 150 mila euro. Il progetto esalta il "legame forte, unico e irriproducibile con il territorio d’origine" che è proprio del prodotto tipico, ricordando come il prodotto tipico è anche messaggero di saperi materiali e immateriali legati ad un territorio e ad un dato tempo storico. L’obiettivo è una iniziativa pilota per l’dentificazione, la conservazione e la valorizzazione di alcune coltivazioni, in particolare quelle a forte rischio di scomparsa, e metterne in luce l’identità storica con il territorio d’origine. Archeologia, botanica, agronomia, chimica, biologia, economia e ingegneria dell’informazione si sono alleate per questo.