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Con il cinipede “buono” produzione da record per marroni e castagne

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Dopo 4 anni di battaglie il Torymus sinensi ha avuto la meglio sul rivale che in passato ha fatto strage: e un’antica economia respira

Fonte: La Repubblica – Firenze

Autore: Maurizio Bologni

E alla fine, dopo quattro anni di guerra, l’antagonista “buono”, ovvero il torymus sinensi, sconfisse il “cattivo” cinipide galligeno, killer che fa strage di castagne. Sterminato, in ritirata. Così i ricci di castagna tornarono a popolare i boschi dell’Amiata e del Mugello, della montagna pistoiese e di Caprese Michelangelo (in provincia di Arezzo), della Lunigiana e della Garfagnana. Il 2015 festeggia il ritorno di marroni e castagne. Ce ne sono tanti, di buona qualità. Si prepara un tripudio di caldarroste e castagnaccio, farine e necci.
Negli anni scorsi la produzione era stata molto ridotta, e in alcune zone quasi azzerata, dalla comparsa del terribile cinipide, ma l’antagonista, immesso in abbondanza da campagne mirate promosse dalla Regione Toscana, ha dato ottimi risultati. Il resto, nello configgere il nemico, lo ha fatto la buona stagione meteo di quest’anno. «Siamo quasi tornati alle produzioni record di 15-20 anni fa», esulta da Marliana, nel Pistoiese, il produttore Cesare Lorenzi. La Coldiretti regionale è più prudente ma brinda a all’eccellente qualità e ad un aumento della produzione rispetto all’anno scorso di almeno il 50%, che permette di respingere le massicce ondate di importazione arrivate da Spagna, Portogallo, Turchia, Slovenia e Romania. «Occhio però a cosa comprate », avverte l’associazione.
C’è ancora da percorrere l’ultimo miglio per la definitiva e completa guarigione dei castagni e il ritorno ai bei tempi in cui 16mila ettari di castagneti da frutto regalavano fino a 24mila tonnellate di marroni e castagne. Rispetto al top produttivo, siamo al 90% circa, e quindi intorno alle 20.000 tonnellate, con alberi carichi sopra i 700 metri di altitudine e un po’ meno a quote più basse.
Riprende fiato un’economia che in Toscana ha basi antiche, ha garantito la sopravvivenza di svariate generazioni nei momenti di maggior povertà, e che è costituita anche dalle aziende di trasformazione. Dalla castanicoltura si ricavano 1-2 euro per ogni chilo, mentre il mercato al dettaglio porta il prezzo a 4 -8 euro al chilo. «È un’annata inaspettata che rimette in moto un’economia che produce un’integrazione al reddito decisiva per la stabilità delle aziende agricole» dice il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli.
La Toscana è in cima alla vetta della qualità nazionale con 5 ti- po di castagne e derivati: il marrone del Mugello Igp, il marrone di Caprese Michelangelo Dop, la castagna del Monte Amiata Igp, la farina di neccio della Garfagnana Dop e la farina della Lunigiana Dop. Eccellenze che questo fine settimane vengono celebrate nelle sagre, dai centri del Mugello a quelli dell’Abetone. Sempre, però, con la guardia alta. Quasi scomparso il cinipide, sulla scena ecco un nuovo nemico- spauracchio. Si chiama Gnomo Gnosis ed è un fungo che rende il frutto nero di muffa ed immangiabile. «Per ora, però – rassicura Coldiretti – i suoi attacchi sono limitati e circoscritti».