Arjoon Suddhoo, direttore esecutivo del Consiglio delle Ricerche dell’isola di Mauritius, in un incontro con la stampa ha dichiarato che il mandato del governo di Port Louis “é di non considerare l’eolico e il solare le sole fonti rinnovabili di energia da sviluppare” ma anche il geotermico. In quanto isola di origine vulcanica la zona possiede un potenziale che comincia ad attrarre l’interesse degli esperti.
“Stiamo lavorando su di esso e il risultato sembrerebbe essere promettente”, ha detto Suddhoo, spiegando che il progetto prevede la perforazione del suolo fino a circa 3 km di profondità per raggiungere alcune rocce molto calde a livello delle quali iniettare l’acqua.
“Siamo contenti di poter disporre di una simile energia rinnovabile, non inquinante, illimitata – ha aggiunto Suddhoo – e disponibile ventiquattr’ore su ventiquattr’ore”. E ha continuato poi anche facendo riferimento ad anche al programma per l’utilizzo delle alghe marine, che sono un’ulteriore risora in tutta la Zona Economica Esclusiva (ZEE) dell’arcipelago, vale a dire quell’area di mare, adiacente alle acque territoriali, su cui lo Stato ha, tra le altre cose, diritti sovrani per la gestione delle risorse naturali.
Far delle proprie risorse una fonte preziosa a livello energetico è un’opzione già sperimentata dalla Nazione, che tra i tanti progetti messi in campo può contare anche sulla sperimentazione dell’olio di cocco per la produzione di biodiesel da impiegare nei trasporti e nell’elettricità.