Sintomatico che questi ‘qualcuno’ abbiano sempre a che fare con l’industria dei carburanti fossili, in un modo o nell’altro.
Spesso si reclama un maggiore coraggio da parte dei governi nel perseguire politiche e nel favorire la ricerca nel settore delle energie pulita, ma la realtà, almeno stando a quanto è riuscita a fare l’India, è che si tratta solo di voler fare scelte diverse, perché le tecnologie già esistono e funzionano.
L’esempio indiano è quello dello scalo aeroportuale internazionale di Cochin, nella parte meridionale del paese, per il quale è stato realizzato e avviato un impianto fotovoltaico dedicato della potenza di 12 MW, che garantirà l’alimentazione elettrica di tutta l’infrastruttura.
Più di 45000 pannelli solari consentiranno di evitare il consumo di risorse naturali e l’immissione di gas a effetto serra nell’atmosfera, realizzando, in questo modo, quello che, per definizione, è un modello energetico eco sostenibile.
In Italia, invece, dopo il boom degli anni passati, il settore del fotovoltaico ha cessato di esistere non appena è stato eliminato il sistema degli incentivi statali, che, ideato per favorire lo sviluppo di tecnologia verde, ha finito per trasformare l’operazione di realizzazione di un impianto in un’operazione finanziaria pura, più conveniente, conti alla mano, di un qualsiasi investimento bancario a medio rischio. Un errore madornale, anche perché ha comportato di riflesso la creazione di migliaia di posti di lavoro fittizi, svaniti dall’oggi al domani insieme con la chiusura delle aziende che si occupavano dell’installazione dei pannelli.
Ora non resta che guardare che cosa fanno gli altri, con un bel po’ di invidia, fra l’altro, specie in casi come quello dell’aeroporto indiano, un intervento molto più strutturato e significativo, anche da un punto di vista culturale, quello forse più importante quando si tratta di capire che, per salvare noi stessi e il pianeta, dovremmo cambiare quasi per intero il nostro modo di vivere.