L’azienda respinge in toto le richieste mosse solo una settimana fa dai sindacati. Nessuna possibilità di attivare, nel quadro degli ammortizzatori sociali, una rotazione più ampia dei lavoratori in alcune linee produttive. Chiusura totale sull’aumento degli incentivi all’esodo e sulla possibilità di garantire una buona uscita per tutti. I numeri? Dal 25 luglio, data cruciale della fine della trattativa, resteranno a lavoro 41 diretti e 37 indiretti. Giudicate voi… Si aggiunga la chiusura dei trattamenti termici, dell’affileria, dell’attrezzeria, dell’infermieristica, della mensa e del servizio pulizie… e la mazzata letale è servita. Senza tralasciare che, a Saline, i boss del colosso americano metteranno nel tritacarne tutta la produzione delle linee degli scalpelli sotto i 14 pollici e ¾.
QUALI SONO, dunque, i veri piani dell’ad Giuseppe Muzzi? Perché brandire una falce ed annientare la forza lavoro, mettere sigilli definitivi a interi reparti, proporre un progetto di salvataggio parziale che ingloba solo tagli e lascia per strada gli investimenti, suona come una fine annunciata. Per quanto ancora la fabbrica resterà aperta? Forse fino a quando lo stabilimento gemello Usa sarà in grado di lanciare la linea dei Big Bits. Poi, chissà. «Un incontro dagli esiti negativi, pur rimanendo in una fase di trattativa aperta – è il commento laconico del delegato Rsu Andrea Pagni – in primis, l’azienda ha bocciato tutte le richieste che avevamo presentato una settimana fa. In secondo luogo, si vanno a chiudere reparti vitali, come i trattamenti termici». Pensiero che accomuna anche Luciano Soldi, altro rappresentante Rsu: «L’incontro non ha sortito effetti soddisfacenti. Non resta che aspettare il nuovo summit di domani per capire se ci saranno le condizioni necessarie a migliorare la trattativa». Un accordo che ora, più che mai, resta appeso ad un filo di lana.