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Energie rinnovabili, forti all’estero ma perdiamo in patria

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Fonte: ilsole24ore.com

Autore: Federico Rendina

Giù, sempre più giù nella classifica mondiale dell’attrattività degli investimenti sulle energie rinnovabili. Ce lo dicono gli analisti di Ernst & Young. L’ultima rilevazione fa arretrare ancora il nostro paese, che già aveva perso numerose posizioni. E così passiamo dal quindicesimo al sedicesimo posto rispetto all’indice assegnato solo pochi mesi fa, nel settembre 2014. Un arretramento ancor più imbarazzante rispetto al passato, che dovrebbe indurre le nostre istituzioni a qualche riflessione. Gli analisti tributano infatti all’Italia ottime capacità imprenditoriali e tecnologiche nel settore, con un buon attivismo sui mercati esteri. Lo dimostrano i successi in America e soprattutto nel continente africano, con la recentissima palma d’oro delle iniziative in Marocco. Ma in patria siamo proprio sgangherati, rilevano gli analisti di E&Y. Burocratici, inaffidabili nelle normative, mutevoli e non attendibili nel sistema di incentivazione.

Errori di manovra
Nel mirino c’è in particolare l’ultimo decreto che dopo la fine (in questo caso abbondantemente annunciata ) degli incentivi diretti all’istallazione all’esercizio dei pannelli fotovoltaici, ha disposto una revisione retroattiva dei sussidi già concessi a questo settore. Con molte pene per i beneficiari, ma soprattutto con un effetto devastante – rilevano gli analisti – sulla nostra affidabilità istituzionale. Poco importa, evidentemente, che la correzione derivi dalla consapevolezza che i vecchi sussidi erano stati concessi in misura superiore al compatibile, con effetti perfino distorsivi sulle dinamiche del mercato. Poco importa che con il taglio retroattivo in vigore dal novembre scorso l’ultimo governo abbia dovuto tamponare una crescita dei finanziamenti dei sussidi nelle bollette degli italiani ormai ingestibile. E che lo abbia fatto anche per rendere un minimo credibile la promessa di alleggerire gli oneri energetici delle piccole-medie imprese che pagano questi extra-costi in termini di competitività. Tant’è.

Marcia indietro
Nella classifica mondiale dell’attrattività degli investimenti sulle fonti rinnovabili l’Italia è passata in due anni dal quinto al sedicesimo posto. L’ultimo passo indietro, rispetto al settembre scorso, è dovuto – si sottolinea nel Renewable Energy Attractiveness Indices (Recai) appena dato alle stampe – «all’instabilità creata dai significativi cambiamenti al sistema incentivante», che ci fa perdere attrattività non solo nel solare fotovoltaico ma in tutte le tecnologie rinnovabili, anche se con articolazioni diverse. Siamo ora al settimo posto mondiale nella geotermia, all’undicesimo nel solare a concentrazione (nonostante i primati assoluti che possiamo vantare in questa tecnologia), al quattordicesimo nelle biomasse e nell’idroelettrico, al ventunesimo nell’eolico in mare, al ventiquattresimo nell’energia dal vento piazzata in terraferma. Delude in particolare la diciassettesima posizione nello sfruttamento dell’energia marina con le turbine e con lo sfruttamento delle maree, dove abbiamo eccellenze tecnologiche e condizioni ambientali favorevoli.
Nella graduatoria generale mondiale la Cina consolida il recupero della posizione di testa, gli Usa confermano la seconda piazza, la Germania la terza, il Giappone la quarta. L’India guadagna la quinta posizione a danno del Canada e la Francia supera (ora è settima) l’Inghilterra. Seguono Brasile, Australia, Cile e Corea del sud. E a precedere l’Italia sono anche l’Olanda, il Belgio e il Sudafrica. Nella graduatoria per fonti la Cina può vantare la prima posizione nell’eolico marino, nel fotovoltaico, nelle biomasse e nell’idroelettrico. Gli Usa nel solare a concentrazione e nella geotermia, mentre l’eolico vede in testa l’Inghilterra e l’energia marina l’Irlanda.

Le vie del riscatto
Val la pena di consolarci, ma anche di impegnarci, con le nostre buone possibilità di crescere all’estero. Cogliendo, anche qui, i messaggi degli analisti di Ernst & Young: tra i paesi più interessanti da traguardare per proporre tecnologie e affari in energie rinnovabili c’è in particolare l’India, che ha appena alzato i suoi obiettivi sull’energia solare da 20 a 100 gigawatt al 2022, con una stima di giro d’affari nelle rinnovabili che arriva addirittura a 100 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, con ulteriori 50 miliardi di investimenti da mobilitare nella trasmissione e distribuzione elettrica. Chissà, se riuscissimo a normalizzare le relazioni messe a dura prova dal caso dei marò, l’India potrebbe addirittura contendere al continente africano la palma delle maggiori opportunità per gli affari “verdi” del nostro Paese.