Home Cosvig Energia eolica: la Cina al top, l’Italia fa flop

Energia eolica: la Cina al top, l’Italia fa flop

830
0
CONDIVIDI
Il colosso asiatico sfiora i 100 Gigawatt di potenza istallata. Nel Bel Paese si attendono interventi governativi

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

È la Cina a dominare il mercato eolico a livello globale con il 40% di nuove installazioni nel 2014. Mentre gli Usa, secondi a livello mondiale nell’energia del vento dietro al gigante asiatico, aumentano di cinque volte gli investimenti in un solo anno. Sono questi alcuni dei dati forniti da uno studio di Bloomberg new energy finance. Nel 2014 – spiega il rapporto – la Cina ha installato 20,7 GW, pari a quattro volte gli Usa. Ed è di fatto, anche in prospettiva, il più grande mercato eolico del mondo. Attualmente ha una capacità eolica di 96 Gigawatt di potenza installata e questa fonte di energia pulita è la terza del Paese per grandezza dietro a carbone e idroelettrico, superando di una posizione il nucleare ora al quarto posto. Quello cinese è anche un esempio di “made in China”: la maggior parte delle nuove installazioni previste per il 2014 utilizzerà turbine eoliche prodotte da fornitori nazionali, con i produttori stranieri fermi ad una quota di mercato pari a meno del 2%.

Ma anche altri Paesi sono andati piuttosto bene: tra i primi cinque produttori, oltre a Cina e Stati Uniti, si trovano Germania (+3,2 GW), Brasile (+2,7 GW) e India (+2,3 GW). Per il Brasile per esempio si tratta di cinque volte il suo maggior risultato che era stato di 500 MW nel 2011. Rimane comunque il paradosso è che a capeggiare la Top Five mondiale del mercato eolico, ci sia una dei Paesi più inquinatori del Pianeta.

E l’Italia? Da noi l’energia del vento attende un intervento del Governo. Sono solo 107 i Megawatt di energia eolica installati in Italia nel 2014 con un calo percentuale del 76% rispetto all’anno precedente. A riferirlo è l’Anev, l’Associazione nazionale energia del vento, che ha richiesto un “intervento tempestivo del Governo per salvare il settore.” Si tratta di un dato che segnala “la grave crisi che il settore eolico sta attraversando e sancisce inevitabilmente il crollo di un’industria solida, con conseguenze drammatiche su occupazione e sviluppo: si è passati da circa 37.000 occupati nel 2012 ai 34.000 nel 2013, e ai 30.000 del 2014″. Un “declino ingiustificabile” se si pensa “ad un settore che al 2020 ha un potenziale di oltre 67.000 occupati e che ha tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese, soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro”.

Le aziende del settore eolico attendevano per la fine del 2014 l’emanazione dei correttivi per le aste da parte del Ministero dello Sviluppo economico, ma il decreto per la definizione dei contingenti 2016-2020 non è stato ancora emanato: “Siamo già al primo mese di ritardo e tale atteggiamento da parte delle istituzioni non è più tollerabile.” Eppure malgrado a largo delle coste italiane siano stati presentati in questi anni 15 progetti di impianti eolici, nessun impianto off-shore è stato inaugurato.