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Rinnovabili/ L’Italia fanalino di coda. “Il futuro è puntare sulla geotermia”

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Lo scarso sviluppo nel nostro Paese delle energie alternative non è un problema di costi. Ne è convinto Francesco Zarlenga, project manager Enea, che ad Affaritaliani.it spiega come lo scoglio dei prezzi si supera con le politiche energetiche. Il fututo delle rinnovabili? La risorsa geotermica a bassa entalpia. “Le prospettive sono estremamente incoraggianti: guardate la Svizzera”. Ecco di che cosa si tratta e come funziona.

Fonte: Affaritaliani.it

Autore: Francesca Romana Gigli

Dott.
Zarlenga, nel nostro Paese si parla oramai spessissimo di energie
alternative e di fonti rinnovabili, ma spesso vengono omessi dei
passaggi che, non dico siano risolutivi, ma che potrebbero quantomeno
lanciare l’input per gettare delle solide basi per il cambiamento…
Quali sono?
“Occorre  operare distinzioni a seconda della tipologia di energia alternativa, dati ENEA (Rapporto Energia e Ambiente,  2005) indicano che nel 2004 la produzione energetica da fonti alternative è stata pari a 55.692 MW, così suddivisi. E’ chiaro tuttavia che il meccanismo atto a gettare le basi di cambiamento è quello legislativo”.

Perché siamo ancora così indietro in Italia?
“Come
si vede alcuni settori sono storicamente ben sviluppati come
l’idroelettrico, anche se non più potenziabile per mancanza di siti
idonei, ed altri molto meno come il fotovoltaico che è un po’ il
fanalino di coda. E’ chiaro che questa situazione rispecchia le
politiche settoriali, il problema dei costi e delle scelte
programmatiche seguite fino ad oggi dal sistema paese e dal maggiore
produttore energetico nazionale, l’Enel”.

E’ solo un problema di costi?
“Parzialmente
è un problema di costi, in realtà il problema dei costi si supera con
le politiche energetiche, è chiaro che se il problema viene delegato al
singolo privato e in assenza di politiche, il problema di fondo è solo
il costo. Un buon esempio di politiche settoriali è la legge n. 1746
(Finanziaria 2007), che all’ Art. 22 elencava le “Agevolazioni
tributarie per la riqualificazione energetica degli edifici” e che 
prevedeva detrazioni d’ imposta per la riqualificazione energetica
degli edifici esistenti. All’ Art. 23 erano anche elencate “Misure di
sostegno per la promozione di nuova edilizia ad alta efficienza
energetica” che prevedevano un contributo pari a al 55% degli extra
costi per conseguire un valore limite di fabbisogno di energia, per gli
interventi di realizzazione di nuovi edifici e nuovi complessi di
edifici”.

Ad esempio perché in Italia non viene sfruttata la risorsa geotermica a bassa entalpia?
“L’Italia
è stato il primo paese al mondo a sfruttare l’energia geotermica ad
alta entalpia per la produzione di energia elettrica a Lardarello, dove
le centrali geotermiche producono circa 5 miliardi di kWh di energia
elettrica, pari al fabbisogno energetico di circa 2 milioni di famiglie
italiane. Nonostante questo indubbio record italiano tuttavia poco si è
fatto per l’utilizzo dei fluidi a bassa e media entalpia. Nel mondo nel
2000, per quanto riguarda gli usi non elettrici dell’energia geotermica
(o usi diretti del calore geotermico) la potenza installata era pari a
15.145 MWt e l’energia utilizzata era pari a 190.699 TJ/anno.
Attualmente si conoscono usi non elettrici dell’energia geotermica in
58 paesi, mentre nel 1995 il loro numero era limitato a 28 e a 24 nel
1985. L’uso non elettrico più diffuso nel mondo (come potenza
installata) è rappresentato dalle pompe di calore (34,80%), seguito da
balneologia (26,20%), riscaldamento di ambienti (21,62%), serre
(8,22%), acquacoltura (3,93%) e impieghi industriali diversi (3,13%).
Tuttavia,
nonostante lo scarso impiego areale della risorsa, non mancano in
Italia esempi che sono indicati su scala mondiale come ottimi esempi di
utilizzo, come il caso del teleriscaldamento di Ferrara”.

Come funzionano le pompe di calore?
“Attualmente,
gli impianti di riscaldamento e di raffrescamento che sfruttano la
geotermia, rappresentano la scelta più razionale ed economica nel campo
dell’utilizzo dell’energia. Questo tipo di realizzazione impiantistica
consente di massimizzare il rapporto fra energia utilizzata e risorse
impiegate. Quando si parla di geotermia, molto spesso si pensa soltanto
al vapore da utilizzare in centrali termoelettriche, o alle acque
termali, ma in realtà il sottosuolo è un immenso serbatoio termico dal
quale estrarre calore d’inverno, ed al quale cedere calore d’estate e
la pompa di calore è lo strumento che consente di utilizzare il calore
geotermico. La pompa di calore è una macchina per il riscaldamento di
edifici e per la preparazione di acqua calda ed è una valida
alternativa alla caldaia a olio o a gas”.

Hanno un duplice utilizzo?
“Sì,
le pompe di calore hanno un duplice utilizzo,  infatti nel caso in cui
si abbia sia l’interesse a riscaldare (ad esempio durante l’inverno)
che a raffrescare (ad esempio, durante l’estate), la pompa si dice
“reversibile”.

E’ praticamente un processo invertito rispetto a quello che avviene spontaneamente in natura?
“Esatto,
tale processo è inverso rispetto a quello che avviene spontaneamente in
natura ed è dovuto al fatto che viene fornita energia elettrica alla
macchina che “pompa calore”. Il principio di funzionamento che sta alla
base della pompa di calore è un ciclo termodinamico chiamato ciclo
frigorifero, o ciclo motore inverso, ed è analogo a quello che sta alla
base di un comune frigorifero”.

Quali sarebbero le forme di utilizzo delle risorse geotermiche?
“Un
esempio storico italiano è l’utilizzo della risorsa a scopo termale, ma
viene utilizzato anche in agricoltura e nell’ industria”.

Dove troviamo in Italia le “fonti di calore”?
Ecco una mappa dettagliata

Qual è il ruolo del geotermico nella comunità europea?
Molto limitata

Quali le prospettive future?
“Le
prospettive future sono  estremamente incoraggianti, per far
comprendere al meglio le possibili dimensioni del fenomeno basta
riportare l’esempio svizzero, che non è notoriamente un paese ricco di
questa risorsa. Le gallerie che attraversano i massicci rocciosi
drenano le acque sotterranee che incontrano. Queste acque sono evacuate
verso l’esterno delle gallerie mediante dei canali e vengono
generalmente riversate nei corsi d’acqua. In funzione dello spessore
delle rocce che ricoprono il tunnel, la temperatura delle acque
intercettate è compresa fra i 20 e  i  40° C. Se in quantità
significative, questa potenziale risorsa geotermica può essere
utilizzata per coprire il fabbisogno energetico dei consumatori vicini
agli sbocchi delle gallerie. Con più di 700 tunnel ferroviari e
stradali, la Svizzera possiede una delle maggiori densità riguardo a
questo genere di opere. Da un censimento tra 600 opere e una
pre-selezione di 130 gallerie in Svizzera, è stato realizzato uno
studio del potenziale geotermico in 15 gallerie, principalmente in
regioni alpine. Questo studio si è concentrato sulla portata d’acqua e
la temperatura all’uscita, l’esistenza e la prossimità di potenziali
consumatori di calore. Le portate estratte da queste gallerie vanno dai
360 ai 18.000 litri al minuto, mentre le temperature sono comprese tra
i 12 e 24° C. Con questi due parametri è stato calcolato il potenziale
geotermico, vale a dire la potenza energetica che ogni galleria
potrebbe fornire. Il potenziale geotermico totale delle 15 gallerie
analizzate ammonta a 30.000 kW, che rappresenta l’equivalente del
fabbisogno per il riscaldamento di circa 4.000 economie domestiche.
Attualmente, l’energia geotermica di sei gallerie è utilizzata per i
fabbisogni di riscaldamento di alcuni locali”.

Quali le difficoltà?
“Le
difficoltà sono legate soprattutto alla formula da adottare per
incentivare l’utilizzo della risorsa, che non sempre è dovuta a scarsa
volontà ma solo a scarsa conoscenza, pertanto lo strumento legislativo,
al quale devono associarsi forme di incentivazione/disincentivazione,
soprattutto per il nuovo edificato, rappresenta lo strumento più utile
per superare le difficoltà attualmente esistenti”.