”L’energia e’ un’arma politica – ha detto – visto che il
bisogno di comfort dell’uomo e, di conseguenza, il suo
bisogno di energia sono in costante aumento. Da quando e’
stata scoperta l’enorme potenza energetica delle fonti
fossili, i governi si sono dimostrati pronti anche alla
guerra pur di garantirsene il controllo. L’Unione europea sta
cercando di ribaltare questa logica”. Secondo Furfari i
fondatori dell’Unione intuirono subito che pacificando i
mercati dell’energia si pacificano i territori. Oggi la
ricerca di pace, dialogo e sostenibilita’ e’ oggetto del G8,
ma l’Ue ha anticipato questi temi. Oggi si parla del
raggiungimento del 50% di energia da fonti rinnovabili entro
il 2050, ma l’Ue da anni ha fissato gli obiettivi 20-20-20
(20% di energie rinnovabili, aumento del 20% dell’efficienza
energetica e abbattimento del 20% delle emissioni) entro il
2020.
Perche’ questi obiettivi non restino parole l’Ue sta
lavorando su piu’ fronti: si stanno definendo nuove classi di
consumo per gli elettrodomestici (e’ stata fissata la classe
A-40 e presto non potranno essere venduti tv, frigoriferi o
lavatrici che non la rispettano), sono stati finanziati 12
progetti di captazione della CO2 per limitare le emissioni e
il danno ambientale prodotto dal ricorso alle fonti fossili,
si stanno cercando ulteriori vie per garantire
l’approvvigionamento energetico.
”Le fonti rinnovabili – ha spiegato Furfari – sono ottime ma
molto costose. Stiamo rivalutando la piu’ antica delle fonti
di energia: il calore. Dobbiamo pensare a tutto tondo. Grazie
agli inceneritori possiamo recuperare energia dalla
combustione di rifiuti urbani e trasformare un potenziale
elemento inquinante in una risorsa energetica. So che in
Italia il dibattito su questi temi e’ indietro di circa 20
anni, ma basta pensare a Vienna, dove l’inceneritore si trova
in centro e fornisce energia a tutta la citta’, per capire le
potenzialita’ di questa scelta”.
”Il termine pace – ha detto Giorgio Gallo, presidente del
corso di laurea in Scienze per la Pace dell’universita’ di
Pisa – viene di solito associato al suo opposto, la guerra,
invece di leggerlo in positivo, e associarlo a una societa’
basata sulle ‘liberta’ di’ e sulle ‘liberta’ da’, che e’ poi
un’idea di pace molto antica. Noi parliamo di liberta’ di
movimento, e invece cosa facciamo’? Respingiamo gli
immigrati. Parliamo di liberta’ dalla poverta’ e dal bisogno
e poi scopriamo che piu’ di un miliardo di persone vivono in
stato di fame e di indigenza”.