«INCANALIAMO l’acqua e restituiamola al Bisenzio per mantenerlo vivo e rendergli un po’ di quanto ci ha dato in tutti questi anni». La proposta arriva da Marco Morelli, geologo e direttore del Museo di scienze planetarie che interviene sulla questione della falda che attraversa la parte est della città e che negli ultimi anni sta creando non pochi problemi di allagamenti alle attività della zona. La palestra «Universo» ne è l’esempio più eclatante, ma ci sono anche l’Aci, alle prese con idrovore e pompe per liberare gli scantinati, e il museo Pecci afflitto dagli stessi problemi. A CREARE gli allagamenti è una falda sotterranea che negli anni è salita fino ad invadere i piani seminterrati. Si tratta di un fenomeno naturale, che trova spiegazione in più fattori, primo fra tutti la diminuzione delle aziende – soprattutto tintorie e rifinizioni – che hanno smesso di attingere all’acqua sotterranea e le piogge intense degli ultimi anni. La falda è così risalita tornando alla sua altezza naturale. Un problema che fino ad oggi non si era posto e che invece adesso dovrà essere affrontato da enti pubblici e amministrazione, sia per le imprese che stanno subendo danni ingenti da questa situazione sia perchè così si stanno sprecando milioni di metri cubi all’anno di acqua che invece porrebbe essere incanalata e riutilizzata. «Tutta Prato è stata costruita su una pianura alluvionale costituita da sedimenti portati nel corso dei millenni dal Bisenzio – spiega Morelli – Questi sedimenti fanno da spugna e trattengono l’acqua. La falda sotterranea in questi anni è salita perchè è stata ricaricata dal Bisenzio e dall’acqua piovana che si infiltra e va nel sottosuolo». Che Prato sia una città dove l’acqua non è mai mancata ce lo insegna anche la storia: «Che ci fossero punti della città con molta acqua ce lo raccontano i nomi di alcune zone come le Fontanelle o il Pantano – continua il geologo – Con lo sviluppo industria e l’utilizzo della falda soprattutto negli anni ’70 e ’80, il livello era calato di decine di metri. E’ stato in questi anni che la città è sviluppata e sono stati costruiti edifici senza pensare che un giorno avrebbe potuto risalire». Decenni dopo, ci troviamo nella condizione in cui era Prato prima del boom industriale. LA FALDA ha ripreso le proporzioni di un tempo con la differenza che adesso la città è un puzzle di edifici, attività e infrastrutture che prima non c’erano. Ma una soluzione c’è: «Un fenomeno simile è successo a Milano e lì è stato risolto utilizzando l’acqua per la cogenereazione energetica in impianti geotermici. La cosa da fare è estrarla e incanalarla – interviene Morelli – Come Museo di scienze planetarie abbiamo fatto anche degli studi dai quali l’acqua che passa sotto la città è risultata più calda. Questo è un fattore non secondario che potrebbe permetterci anche qui un utilizzo per la cogenerazione di energia termica o nelle industrie». Ma di applicazioni ce ne sono molte, ad esempio l’acquedotto industriale che tutt’ora attinge dal Bisenzio potrebbe invece utilizzare la falda: l’acqua potrebbe essere pompata e incanalata nella conduttura dell’acquedotto industriale che oltretutto passa proprio nella zona di viale della Repubblica. In pratica si tratterebbe di fare in scala più ampia quello che fa già la palestra «Universo» che ogni giorno ha attive venti idrovore per l’estrazione dell’acqua: «Invece di riversarla nelle fogne e buttarla via basterebbe incanalarla nelle condutture. Al limite – conclude Morelli – reimmettiamola nel letto del Bisenzio che nel periodo estivo ha sempre problemi».