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Ottanta miliardi di euro per l’efficienza energetica

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Questa, secondo un rapporto di Navigant Research, la spesa europea necessaria per l’efficienza energetica degli edifici nell’arco temporale compreso tra il 2014 e il 2023, secondo quanto previsto dal quadro delle direttive comunitarie

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Navigant Research ha pubblicato  recentemente il rapporto “Energy Efficient Buildings: Europe!”, all’interno del quale è stato analizzato il mercato europeo dei prodotti e servizi dedicati al settore dell’efficienza energetica degli edifici residenziali e commerciali nei 28 Stati membri dell’Unione Europea, con l’aggiunta di Norvegia e Svizzera.
Secondo quanto sostiene Navigant Research, le direttive emanate dall’Unione Europea –la direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD), relativa alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni importanti e la direttiva sull’efficienza energetica (EED), che copre tutti i consumi energetici europei e pone obiettivi specifici da raggiungere entro il 2020- rendono “il quadro delle politiche per l’efficienza energetica in Europa tra i più severi al mondo”.
Grazie questo quadro normativo così stringente, entro il 2019 per gli edifici pubblici ed entro il 2021 per quelli privati l’Europa dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) ottenere edifici ad energia quasi zero.
«La EED mira a raggiungere il 20% dei miglioramenti in termini di efficienza energetica, emissioni di carbonio e penetrazione delle energie rinnovabili. -afferma Eric Blomm, principale analista di Navigant Research- Anche se riteniamo che gli obiettivi posti non verranno raggiunti –prosegue- la direttiva sull’efficienza energetica giocherà un ruolo importantissimo, insieme a quella sulle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD), per uno sviluppo consistente del mercato legato all’efficienza energetica degli edifici».
La spesa europea necessaria per l’efficienza energetica degli edifici potrebbe raggiungere nell’arco temporale compreso tra il 2014 e il 2023, la quota pari a circa 80 miliardi di Euro, praticamente il doppio dell’attuale spesa annuale di prodotti e servizi legati all’efficienza energetica degli edifici in Europa che è pari a 41,4 miliardi di Euro.
La crescita riguarderà tutti i settori dell’efficienza energetica in modo piuttosto lineare, ma la vera spinta arriverà grazie alle tecnologie di gestione energetica e dai servizi e processi di messa in opera. Complessivamente, il mercato verrà trainato da Francia, Germania e Regno Unito, paesi che possono contare su un forte sostegno politico e su aziende solide ed innovative.
Navigant Research sottolinea però anche alcuni fattori di criticità che stanno ostacolando il mercato europeo, individuati nella mancanza di risorse tecniche e di capacità all’interno delle imprese di porre in maniera prioritaria le scelte inerenti l’efficienza energetica e la scarsità di opzioni vantaggiose per gli investimenti. Così come la mancanza di capacità del settore pubblico di gestire grandi patrimoni e dare priorità agli investimenti in questo settore. Inoltre la mancanza di incentivi da dividersi tra inquilini e proprietari e tempi di recupero troppo lunghi per gli investimenti fatti.
A questo si aggiunge, almeno per il nostro Paese, “un quadro legislativo nazionale in tema di efficienza energetica degli edifici talmente complesso da comportare un problema serio agli operatori del settore, dai progettisti ai certificatori, ma anche ai produttori e agli installatori”. Come segnala AiCARR, l’associazione dei progettisti e delle aziende del settore impiantistico che ha recentemente proposto un Testo Unico sull’efficienza energetica negli edifici, con lo scopo di fare chiarezza, di semplificare e di rendere più omogenea la regolamentazione legislativa dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale.
“Abbiamo considerato nella maniera più involuta –sostiene AiCRR- le Direttive Europee in tema di efficienza energetica e fonti rinnovabili: emanate una dopo l’altra e spesso di difficile interpretazione, sono caratterizzate da recepimenti in Italia tardivi, tautologici, contraddittori e a volte inutili. L’esempio della legislazione che ha riguardato la certificazione energetica è emblematico: il processo di recepimento è stato completato dopo ben 12 anni dalla pubblicazione della Direttiva EPBD – Energy Performance Building Directive”.
L’obiettivo del Testo Unico elaborato dall’associazione è dunque quello di “fornire un contributo di semplificazione” e di “garantire un accordo interpretativo, tra ciò che esiste ora e ciò che è in fase di completamento” perché “la semplicità legislativa – spiega AiCARR – permette alle istituzioni di esercitare in modo univoco e chiaro le attività di progetto, verifica e controllo, ma soprattutto restituisce agli utenti una maggiore certezza sulle prestazioni energetiche dichiarate di edifici e impianti”.