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Energia, le utility europee in crisi vendono centrali per 7 miliardi

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L’Enel ha deciso di mettere in vendita le sue partecipazioni nei mercati dell’est Europa. I tedeschi di E.On, invece, hanno scelto di uscire dall’Italia e dalla Spagna. E non va bene nemmeno ai due colossi francesi, in testa alla classifica europea del settore, Edf e Gdf Suez.

Fonte: La Repubblica

Autore: LUCA PAGNI

L’Enel ha deciso di mettere in vendita le sue partecipazioni nei mercati dell’est Europa. I tedeschi di E.On, invece, hanno scelto di uscire dall’Italia e dalla Spagna. E non va bene nemmeno ai due colossi francesi, in testa alla classifica europea del settore, Edf e Gdf Suez. Quest’ultima, dopo aver già chiuso una decina di centrali in tutto il Vecchio Continente, ha appena incassato 750 milioni sacrificando una serie di impianti nel promettente mercato americano. Mentre Edf, pur di recuperare risorse per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia ma senza pesare sul debito, non ha esitato a trovare un socio finanziario (il fondo infrastrutturale F2i) cui ha ceduto il 70% della società che gestisce i suoi impianti eolici nel nostro paese.
Cambiano aree, le scelte di mercato e in qualche caso anche le tecnologie su cui puntare. Ma l’obiettivo è comune a tutti i grandi gruppi europei leader nella produzione di energia elettrica: vendere qualche “gioiello di famiglia” per ridurre il debito e liberare risorse per nuovi investimenti. Perché i business tradizionali sono in netto calo e non garantiscono redditività sufficiente. Operazioni che porteranno alla cessione di oltre 7 miliardi di asset da qui ai prossimi mesi.
Le cause? Da un lato la recessione che ha fatto calare la domanda di elettricità, dall’altra il boom per certi versi non previsto delle energie rinnovabili, in particolare in Germania, Spagna e Italia. Così, le centrali a gas vanno al minimo per molte ore del giorno e solo quelle a carbone producono utili. Per non dire che in Germania (come in Svizzera, del resto) il governo ha deciso di chiudere le centrali atomiche più vecchie e ben presto comincerà a farlo anche in Italia. Ecco spiegata l’esigenza dei manager di trovare risorse per buttarsi sui nuovi business (gestione di reti intelligenti, distribuzione di elettricità, energie verdi) o nel mercati dei Paesi emergenti dove la fame di energia per il momento non conosce rallentamenti.
L’ultima operazione, in ordine di tempo, riguarda Gdf Suez. Giusto ieri, ha annunciato la cessione dei suoi asset a Panama e in Costarica alla società colombiana Celsia: ridurrà così il debito netto consolidato di circa 1 miliardo di dollari (750 milioni di euro). A parte vecchie centrali a nafta e a carbone, ha sacrificato anche un parco eolico e un complesso idroelettrico. Va detto che l’azienda, ora controllata dall’Eliseo, dopo la fusione tra Gaz de France e la storica società francobelga Suez (che Enel non è riuscita a suo tempo a scalare per i veti della politica), ha varato un piano di risparmi che l’ha portata più che altro a ridurre il suo parco centrali. Dal 2009, sono già una dozzina, per quasi 6 gigawatt di potenza. Obiettivo di Gdf Suez è ridurre i costi di funzionamento del parco centrali del 15%.
Dopo le ferie estive entrerà, invece, nel vivo la doppia gara per la cessione di E.On Italia e E.On Spagna: il gruppo di Dusseldorf, numero uno in Germania, ha messo in vendita asset per oltre 2 miliardi. La settimana scorsa si è chiusa la prima parte della gara, con una dozzina tra aziende del settore e fondi di investimento che hanno presentata richiesta per entrare nella data room e preparare l’offerta definitiva.
Endesa, la controllata di Enel in Spagna è interessata e dovrà vedersela, tra gli altri con l’utility portoghese Edp. Ma ancora più interessante sarà capire che fine faranno gli asset italiani, alcuni strategici a livello infrastrutturale. E.On ha messo in vendita sei grandi centrali per la produzione di energia, di cui una a carbone, un pacchetto di rinnovabili con 328 megawatt di eolico e due impianti idroelettrici. Una quota nel consorzio del gasdotto Tap, destinato a portare in Italia il gas dell’Azerbaijan. E 800mila clienti tra famiglie e imprese, che hanno sottoscritto contratti per la fornitura di metano ed elettricità.
I prossimi mesi saranno decisivi anche per il piano di riduzione del debito di Enel. Il nuovo ad Francesco Starace ha confermato l’obiettivo di dismissioni per circa 4 miliardi entro fine 2014. Gli asset individuati sono quelli della generazione in Slovacchia e quelli della distribuzione in Romania. Enel ha confermato l’obiettivo di un indebitamento a 37 miliardi a fine 2014, dai 39,7 di fine 2013.