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Sullo spalma-incentivi il governo tiene duro

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Nessuna modifica sostanziale al taglio degli incentivi al fotovoltaico

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Federico Rendina

Il Governo tiene duro, nonostante le proteste (e le minacce di ricorsi) degli operatori dell’energia verde: i tagli anche retroattivi agli incentivi per l’energia solare dovranno finanziare il promesso sconto del 10% sulle bollette dei consumatori a partire dalle piccole e medie imprese. È uno dei punti forti del decreto competitività in transito alla Camera, e modificarne l’alchimia trovata al Senato – ripetono al ministero dello Sviluppo, principale regista dell’operazione – rischierebbe di riportare tutto in alto mare.
Nessun ritocco, almeno nelle intenzioni. E anche l’ipotesi di stralciare o l’intero impianto e qualche particolare magari per perfezionarlo, come ipotizzato ieri l’altro, è stata accantonata (per ora). Anche se si aprirà naturalmente la nuova battaglia alla Camera sugli emendamenti che verranno non solo dalle opposizioni ma con tutta probabilità, come è accaduto nel primo passaggio parlamentare, dalle fila dei partiti che sostengono l’Esecutivo.
La ricetta rimane quella che è. E cioè complessa, articolata, piuttosto complicata. Dunque esposta a cavilli, obiezioni e ulteriori proposte di aggiornamento. Potrebbe aiutare la fretta degli onorevoli di andare al mare, altre incombenze permettendo. Potrebbe complicare il fuoco di sbarramento degli operatori che chiedono (e ottengono) udienza parlamentare: le associazioni dei produttori dell’energia fotovoltaica ma anche degli apparati che servono a farla funzionale, gli investitori finanziari (a partire dei fondi, anche e soprattutto quelli internazionali) che hanno già predisposto l’armamentario necessario a portare la partita nei tribunali non solo italiani.
«La Camera dei deputati può ancora intervenire per stralciare la norma. Chiediamo che si apra subito un tavolo tecnico che valuti le proposte alternative che già esistono e sono percorribili. Serve solo la volontà di discuterle» incalzano, in una nota congiunta, Anie e Assorinnovabili.
Ed ecco la controversa ricetta, così come è stata trasmessa dal Senato alla Camera. Il meccanismo chiamato a finanziare i tagli alle bollette con la rimodulazione dal primo gennaio 2015 degli incentivi agli impianti fotovoltaici di potenza superiore ai 200 chilowatt conferma con qualche variante lo schema messo in campo dal Governo, aggiungendo alle tre opzioni originarie la possibilità di ricorrere a una cartolarizzazione "europea".
In particolare viene concesso agli operatori di scegliere, tra un allungamento da 20 a 24 anni della fruizione degli incentivi previsti sull’onda delle vecchie edizioni del "conto energia", oppure il mantenimento della progressione a 20 anni ma con un taglio che sarà stabilito con un decreto del ministero Sviluppo per garantire un risparmio di «almeno 600 milioni di euro l’anno» dal 2015 al 2019, oppure (opzione automatica in caso di mancata scelta degli operatori) un taglio diversificato dell’incentivo a secondo degli scaglioni di potenza degli impianti: 5% per quelli da 200 a 500 chilowatt, 7% da 500 a 900 chilowatt e 9% per gli impianti di potenza nominale superiore (con un taglio ridotto rispetto alla proposta originaria del Governo che prevedeva rispettivamente il 6,l’8 e il 10%).
L’ulteriore possibilità emersa dal lavoro delle commissioni di Palazzo Madama prevede la possibilità per gli operatori di ricorrere a una sorta di cartolarizzazione degli incentivi cedendo una quota fino all’80% a un operatore finanziario che sarà individuato con una gara europea.
Va detto che quest’ultima possibilità aggiuntiva solleva qualche dubbio di praticabilità anche tra gli estensori. Tant’è che è esplicitamente condizionata alla verifica da parte di Eurostat dell’impatto sui conti pubblici ai fini del debito: la stessa identica obiezione che aveva già indotto il Governo a rinunciare all’ipotesi di "appoggiare" una cartolarizzazione sul Gse attraverso un bond.
Sulla partita dell’energia che di gioca nel decreto sulla competitività le controversie non si fermano qui. Fa discutere anche la norma introdotta dalla commissione Industria del Senato che prevede di sottoporre transitoriamente a un regime amministrato il mercato dell’elettricità in Sicilia per frenare le impennate dei prezzi nell’isola. La norma prevede che sino all’entrata in esercizio del nuovo elettrodotto Sorgente-Rizziconi tra Sicilia e Calabria, che dovrebbe integrare pienamente il mercato elettrico con il resto d’Italia, il grosso delle centrali siano sottoposte a prezzi di ritiro prefissati. Contesta, tra gli latri, l’Assoelettrica (produttori), che parla di "tradimento" della liberalizzazione.