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Il potenziale geotermico della Penisola Iberica

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Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Valladolid stima le potenzialità delle risorse geotermiche presenti nel sottosuolo di Spagna e Portogallo

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Nel numero di giugno della rivista “Renewable Energy” è stato pubblicato uno studio realizzato dall’Università di Valladolid (UVA) “An estimation of the enhanced geothermal systems potential for the Iberian Peninsula” in cui si stima il potenziale geotermico presente nel sottosuolo della Spagna continentale e delle Isole Baleari e del Portogallo continentale.

Nell’abstract dell’articolo si legge che lo studio ha indagato, come primo passo, i flussi di calore presenti a diverse profondità (da 3.500 a 9.500 metri con transetti di un kilometro) ottenendo come risultato l’individuazione di temperature efficaci, indice di potenzialità geotermica, tra 1.000 e 2.000 metri di profondità.

I dati dei ricercatori indicano che quasi il 6% del sottosuolo della penisola iberica, ha una temperatura superiore a 150° Centigradi ad una profondità di 3.500 metri. La percentuale di territorio che presenta temperature utili ai fini geotermici aumenta di oltre il 50% a 5.500 m di profondità, sino a divenire oltre il 90% a 7.500 m di profondità.

Il massimo potenziale è stato intercettato nella Galizia occidentale, nella provincia autonoma di Castilla e León, nelle montagne del Sistema Centrale, cordigliera situata al centro della penisola iberica, in Andalusia e in Catalogna.

In queste zone la ricerca indica che ad una profondità compresa fra i 3.000 e 10.000 metri, vi sarebbe la presenza di flussi geotermici a temperature che raggiungono i 150 gradi celsius, fornendo dunque le condizioni per l’utilizzo geotermico a fini produttivi.

Secondo i calcoli dei ricercatori, se in tutte le aree in cui sono stati evidenziati giacimenti geotermici si realizzassero impianti per la produzione di energia geotermoelettrica, si potrebbe ottenere una potenza che va da 30 a 700 GW a seconda delle profondità e quindi delle tecniche utilizzate.

Il massimo della potenza di 700GW potrebbe essere ottenuta a una profondità di 10.000 metri, utilizzando la tecnologia EGS, ovvero i sistemi geotermici avanzati che lavorano sul fracking. Riducendo la profondità massima a 7.000 metri si potrebbero ottenere 190 GW di potenza, mentre a una profondità di 3.000 metri la capacità arriverebbe a 30GW.

I risultati sono presentati come la potenza netta elettrica che può essere installata, considerando che l’energia termica disponibile immagazzinata venga estratta durante un periodo di 30 anni.

Se venisse utilizzato tutto il potenziale stimato di 700GW la produzione di energia elettrica che ne deriverebbe potrebbe rappresentare cinque volte la quota prodotta attualmente in Spagna e quindi con l’energia geotermica sarebbe possibile coprire l’intero fabbisogno energetico. Per ottenere tale risultato, sarebbe però necessario utilizzare la tecnologia EGS che necessita ancora di approfondimenti prima di porre in essere un piano industriale.

L’alternativa, spiegano sempre gli autori, potrebbe essere quella di sfruttare il calore più facilmente accessibile dalla superficie terrestre che risale in maniera autonoma a profondità minori.

In questo modo il potenziale geotermico utilizzabile sarebbe stimato pari a 3,2GW, che non è certo da sottovalutare come spiega César Chamorro, uno degli autori dello studio: «Una potenza geotermica da 3,2 GW può sembrare scarsa, ma è l’equivalente di tre centrali nucleari».