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Previste riduzioni drastiche degli incentivi al fotovoltaico e delle agevolazioni per far pagare meno le Pmi

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Il piano del governo.
«Bolletta tagliata di 1,5 miliardi»
Guidi: stiamo lavorando su alcune ipotesi, l’obiettivo è un risparmio a regime del 10%

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Jacopo Giliberto

L’obiettivo del Governo è tagliare le bollette elettriche oltre 1,5 miliardi, con la possibilità teorica ma poco politica di arrivare fino a 2-3 miliardi di riduzione. Soprattutto il piano vuole limare la bolletta delle piccole e medie imprese, quelle che pagano il chilowattora più salato d’Europa (invece le famiglie e i grandissimi consumatori industriali hanno tariffe competitive). Per far pagare di meno alcuni – è il principio della coperta troppo corta – a qualcun altro deve essere tolto un vantaggio: ed ecco lo "spalma-incentivi" che ridurrà un po’ gli aiuti alle fonti rinnovabili d’energia, i limiti ai supersconti per le ferrovie, la revisione dei grandi consumatori a forte intensità energetica. Il piano del Governo è ai ritocchi con il pennellino fine, e sarà pronto dopo le elezioni, ha detto ieri Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, durante l’assemblea dell’Assoelettrica. «Stiamo lavorando, ci sono ipotesi. L’obiettivo è un taglio del 10%».
Ieri la Staffetta Quotidiana Petrolifera, una testata specializzata, ha anticipato nel dettaglio il piano di riduzione dei costi elettrici per oltre 2 miliardi. Piano draconiano, per i settori che perderebbero i benefici, o auspicabilissimo, per le Pmi che pagano bollette orgogliose. Ieri il ministero dello Sviluppo economico ha precisato che quella pubblicata è una bozza di lavoro, datata di un paio di settimane che contiene ipotesi oggetto di incontri ancora in corso con i settori interessati.
Rispetto ai 2-3 miliardi di ribassi possibili, la versione finale cercherà di scontentare un po’ meno chi perderà parte dei benefici e di accontentare un po’ meno le Pmi salassate.
Nel dettaglio, lo sforzo maggiore è chiesto al fotovoltaico (700-900 milioni di risparmio possibile). Gli incentivi all’energia verde sarebbero ridotti e allungati nel tempo (un po’ come avviene con le rate dei prestiti in banca), riconoscendo un interesse ragionevole a chi avrà un rientro diverso sul capitale investito (ma non alle grandi centrali fotovotaiche puramente speculative). E finalmente una solenne riduzione del contestatissimo incentivo Cip6.
Ancora: le Fs dal ’63, quando cedettero le loro centrali al neonato ente nazionalizzato Enel, godono di una tariffa talmente bassa da sembrare imbarazzante, e il piano del Governo intende mantenerla solamente per i treni del servizio universale (cioè i treni ordinari) ma non per i servizi commerciali (come le Frecce). Riforma degli sconti sull’interrompibilità e per il Vaticano e San Marino (le convenzioni in scadenza non saranno rinnovate); eliminazione totale dei contributi alle centrali a olio combustibile tenute pronte come riserva in caso di crisi del gas.
E poi una severa strigliata su Terna, spostare dalle bollette alle tasse i costi del vecchio nucleare, prezzi negativi in Borsa elettrica, al bando gli abusi di mercato che rendono sontuosi i prezzi elettrici in Sicilia.
Osservazioni? Prevedibili. Senza aiuti ai grandissimi consumatori – ecco un allarme – l’Ilva chiuderebbe mentre Agostino Re Rebaudengo, presidente dell’Assorinnovabili, protesta perché «l’obiettivo del Governo di ridurre le bollette è già stato ottenuto proprio grazie alle fonti rinnovabili, che dal 2013 hanno fatto diminuire il prezzo elettricità all’ingrosso da 70 a 45 euro con un risparmio tra 7 e 8 miliardi. Questo Governo a parole si dice favorevole alla green economy, ma nei fatti pare assai incoerente». Gli investitori internazionali hanno deciso di scrivere a Matteo Renzi contro la retroattività dello "spalma-incentivi" e Alberto Della Rosa (Amplio Group) teme un impatto di oltre 1 miliardo di euro l’anno.